Senza perdersi in mille giri di parole, il clima e le emissioni nel 2022 sono andati, come prevedibile, molto male.
Aumento della siccità, eventi catastrofici, trombe d’aria, allagamenti, valanghe, tutto in forte incremento rispetto all’anno precedente.
Oltre 300 eventi estremi – il 55% in più rispetto all’anno 2021 – e i danni da siccità aumentati del 367%. Se sei appassionato di numeri e statistiche – funeste purtroppo – puoi leggere l’articolo dettagliato su “Il Fatto Quotidiano“.
Clima ed emissioni, male, nonostante gli accordi e i buoni auspici
Abbiamo seguito gli esiti delle varie COP e, con qualche interrogativo, ci siamo congedati da queste con più di una perplessità.
Il dubbio – ma forse è solo una percezione – che vi sia una certa attitudine al voler spostare sempre avanti la questione, in un mare di buoni propositi, senza mai affrontare il problema dei problemi: l’eccessiva produzione industriale mondiale con conseguente consumo insostenibile delle materie prime. Che, ricordiamolo, non sono infinite.

Il report IPCC ha poi messo a confronto la temperatura media globale di due decenni distinti. Nel periodo 2011-2020 la temperatura è risultata superiore di 1,09 gradi rispetto a quella relativa al periodo 1890-1900.
Nel 2022, invece, l’Organizzazione meteorologica mondiale ha calcolato un aumento di 1,15 gradi rispetto alla temperatura media preindustriale.
L’ anidride carbonica presente nell’atmosfera è quindi ora un’enormità, con buona pace dell’accordo di Parigi.
Le emissioni aumentano
Ebbene sì, nonostante i proclami, le assemblee, gli accordi, le emissioni aumentano ogni anno del 1,1%. Questa cosa deve fare riflettere, se pensiamo che il 75% di queste emissioni è opera dei paesi del G20.
Domanda: Se i propositi e gli accordi sono indirizzati alla conversione nelle cosiddette energie pulite, perché i dati peggiorano sempre?
Se continuiamo a spolpare il pianeta, danneggiare habitat, specie viventi, l’equilibrio naturale delle cose, siamo proprio sicuri che il problema sia risolvibile “semplicemente” con l’utilizzo di energie pulite?
Siccità, scioglimento dei ghiacci, mari che si innalzano e poi disastri
Lo abbiamo visto su tutti i media o direttamente sulle nostre teste.
Sette mesi di siccità e problemi di approvvigionamento dell’acqua. Temperature mai viste ai poli, Londra con 40 gradi, ghiacciai che scompaiono alla velocità della luce, altra CO2 che si libera nell’aria. E poi tante zone costiere devastate, nubifragi con bombe d’acqua terribili e per finire, ondate di gelo negli Stati Uniti, nel Canada e pure nelle coste del Giappone, con nevicate inverosimili.

Quale volontà si ha realmente di affrontare con serietà tutto ciò, quando si dovrebbe agire soprattutto per altruismo verso chi verrà, non potendo più porre fine – nel breve periodo – ad un fenomeno che pare inarrestabile?
Sarebbe l’occasione propizia per investire sull’uomo
Mentre studiosi, economisti, personalità varie, in giro per il mondo, cercano di comprendere come favorire la vita in un mondo che andrà sempre più verso problemi di varia natura, da quelli climatici, alimentari, per finire alla robotica, altre idee datate e mentalità annesse si sforzano invece di trovare ancora nella produzione e nella crescita – nonostante tutto il caos climatico-ambientale generato – la chiave della riuscita sociale e della realizzazione personale.
Prima di proseguire, potresti leggere nel merito – e sarebbe bene farlo – l’articolo del Sole24Ore.
In molte parti del nostro mondo quindi si studiano modelli e in molte altre già si sperimentano modalità varie per introdurre il Reddito base Universale. È forse questa l’idea audace di quattro disperati seduti sul divano in cerca di notorietà? Vediamo.
«Dobbiamo esplorare idee come il reddito universale di base per assicurare che ognuno abbia un sostegno economico, cosi che possa provare nuove idee»
Sapete chi ha scritto questa roba qui?
Mark Zuckerberg, e lo ha detto ormai sei anni fa.
Vi cito un altro pensiero, poi decidete da soli se sia illustre o meno:
«Mi sono detto favorevole a pensare a una retribuzione universale…un simile strumento aiuterebbe anche a disincentivare i miseri salari che vengono pagati da alcune industrie le quali, ben consapevoli degli alti indici della disoccupazione di alcuni paesi, trattano il lavoratore come uno scarto: “Se non ti vanno bene questi soldi, facciamo presto a trovare altre mille persone disponibili”».
Questo lo dice invece Papa Francesco nell’ultimo libro “Vi chiedo in nome di Dio“.
E l’elenco delle persone tutt’altro che banali che si sono espresse favorevolmente su questo argomento potrebbe diventare lunghissimo.
Tutto questo avviene sì per contrastare gli effetti collaterali della tecnologia e della robotica, ma anche per “costringere” le persone a non dovere fare più qualsiasi cosa che porti più danno che benefici al sistema, alla Terra. E anche perché il valore di una persona si manifesta ogni giorno in mille modi che non sono legati solo al produrre qualcosa.
Cambiare il paradigma, roba per persone coraggiose
Ripetiamolo attingendo per un attimo dalla psicobiologia del benessere: il cambiamento (vero e consapevole, non forzoso) richiede coraggio, sacrificio, anche una certa dose di sofferenza.
Si cambia quando la paura della stasi supera di gran lunga quella naturale che ogni cambiamento si porta appresso. Tradotto: stare fermi in una situazione viene percepito come più pericoloso dell’accettare un percorso di cambiamento. E allora, se si è consapevoli di quello che si sta facendo, della direzione da intraprendere, si cambia.
E il conservatore?
Il conservatore (profilo di colui che mantiene il suo, che si guarda da tutto ciò che potrebbe distruggerlo o alterarlo) fa l’esatto contrario: il mantenimento della sua stasi fa meno paura di ogni cambiamento, il suo benessere non vuole essere messo in discussione. Il conservatore si trincera nelle sue comodità e non cerca di capire chi – per infiniti motivi che nessuno può sapere e a lui non interessano – non gode dei suoi privilegi. Anche il conservatore comunque cambia, perché fermi non si può stare. Probabilmente sostiene la necessità di cambiamento, indossa pubblicamente anche la livrea del rivoluzionario, perché qualora si trovi in una posizione di comando, restando immobile verrebbe giudicato male. Ma fa tutto questo per non cambiare realmente nulla del suo status, non tocca le regole che gli portano privilegi, non si adopera con altruismo.

Un mondo di otto miliardi di persone non può pensare di continuare a massacrare il pianeta nel nome della produzione incontrollata, soprattutto per il semplice fatto che è questo atteggiamento, questa mentalità che ha portato problemi climatici gravi.
Il narcisismo umano
A volte basterebbe aver studiato qualcosa per capire che chi pensa di potere tutto, di avere nelle proprie mani il destino, di poter disporre di quello che vuole e che tutto gli sia dovuto, è solo in preda ad una sciocca illusione umana. È tipico atteggiamento del narcisismo più esasperato e non vi è nessuna umanità in tutto questo. Non viene posto l’uomo con le sue esigenze di base al centro, ma gli oggetti, il possesso, l’ostentazione, il proprio prestigio economico.
Si creano poi slogan stereotipati, si parla di dignità umana spesso a sproposito, come fosse materia legata solo alle abilità produttive, per poi magari scoprire che quel qualcosa che si è prodotto, quello che si fa tutti i giorni, diviene dannoso per la collettività.
Quale reale libertà si nasconde dietro l’essere costretti (è così per moltissimi uomini) a dover fare qualsiasi cosa per vivere, anche se palesemente, immediatamente o nel tempo, nociva o distruttiva? Quale senso ha?
E poi, come ciliegina sulla torta, certe mentalità conservative prediligono le armi, fino ad arrivare al punto di togliere ai poveri per favorire gli eserciti.

È questo ciò che ci rappresenta? Ognuno rifletta, poi si dia una risposta, anche pensando come nel mondo, in questo momento, ci sono una cinquantina di guerre in atto e quasi tutte sempre legate a problemi con una qualche radice economica e prevaricazioni varie annesse.
Sarebbe bene riflettere su questi argomenti, perché sono questi che ci danno la misura della nostra umanità, della nostra spiritualità e della nostra onestà intellettuale. Non basta certo un vessillo religioso esibito al collo o la presenza costante nel tempio per pulirsi la coscienza.
Per concludere, tornando alle nostre miserie ambientali, quale spazio possono avere realmente il clima e le emissioni se siamo chiusi ad un vero cambiamento, alle idee, e soprattutto sempre più carichi d’odio verso il prossimo?
Buon anno a tutti voi
Clima ed emissioni Clima ed emissioni