Comprendere il mondo altrui

Comprendere il mondo altrui

Vivere è sempre stato qualcosa di complesso e comprendere il mondo altrui, oggi più che mai, anche alla luce delle nefandezze che vediamo in ogni dove, è attività particolarmente ostica.

Per entrare in questo spinoso argomento, fonte di tanti problemi relazionali, incomprensioni, spesso litigi e ahimè, guerre crudeli, forse sarebbe necessario fare un passo indietro. Accennare cioè a quella che, comunemente, viene definita “teoria della mente“.

Questa nel titolo potrebbe essere una comprensibile definizione della teoria della mente. Capire la mente degli altri .

È, (o meglio, sarebbe) un passo decisivo per comprendere il mondo altrui, perlomeno di tanti di coloro che condividono con noi questa esperienza terrena e che incontriamo nel nostro cammino.

Un’operazione che prende piede nell’infanzia. È alla base dell’empatia, ci aiuta a capire i comportamenti, le credenze, le abitudini, ci aiuta insomma ad entrare in contatto con le altre persone, in relazione con esse.

Comprendere il mondo altrui

Il bambino acquisisce una certa elasticità posto davanti a certe situazioni, diviene, per così dire, più flessibile.

A livello sociale, banalmente, serve a capire gli altri, ad intuire perfino quello che le persone andranno a fare, i loro atteggiamenti; e ancora più importante, saper ascoltare, accettare le opinioni altrui, uscire dall’egocentrismo tipico del periodo magico infantile.

La teoria della mente dovrebbe essere una fase che si manifesta attorno ai quattro e i cinque anni. Dico dovrebbe, perché questo momento delicato spesso non si manifesta realmente come “teoricamente” vorremmo o sarebbe auspicabile che avvenisse.

Il bambino già intorno ai due anni scopre le emozioni, comincia a fantasticare, imita chi si prende cura di lui, abitualmente i genitori.

Quando ha un attaccamento sicuro con la figura di riferimento, comincia a mentalizzare. Comprende o comincia a comprendere la mente della mamma o di chi per lei (teoricamente, mentalizzare significa elaborare un contenuto mentale che riguarda sé stessi, gli altri e le relazioni).

Questo lo agevola anche nel cominciare a capire gli altri, quindi il periodo dell’attaccamento è molto importante nel processo di crescita.

Dopodiché, crescendo ulteriormente, le rappresentazioni mentali diventeranno via via più elaborate.

I bambini fino ai tre/quattro anni non riescono a distinguere perfettamente le credenze dalla realtà.

Per capirci meglio, abbastanza conosciuto è l’esperimento di Heinz Wilmer e Joseph Perner, denominato “Fals belief Task“, e italianizzato come test delle false credenze.

Comprendere il mondo altrui

In breve, il test propone una bambina di nome Sally, che ha in mano un cesto, e un’altra bambina di nome Anne che ha con sé una scatola.

Entrambe entrano in una stanza. A questo punto, Sally prende una pallina e la mette nel suo cesto, ed esce dalla stanza. Anne, a questo punto, rimasta sola, prende la pallina dal cesto e la sposta nella sua scatola. Fatto ciò, Sally, la prima bambina, rientra.

Ora, il bambino sottoposto al test, dovrà dire dove Sally cercherà la pallina.

Il bambino più grande, tendenzialmente dai quattro anni in su, intervistato, dirà che Sally andrà a cercare la pallina laddove l’aveva lasciata, ossia nel cesto, perché lei non può sapere che questa è stata spostata da Anne.

I bambini con meno di quattro anni circa, invece, quasi tutti, sbagliano la risposta, ossia sono portati a dire che Sally cercherà la pallina laddove Anne l’ha messa, ossia nella scatola.

Si viene cioè a testare la capacità dei bambini di attribuire un convincimento alla mente di altre persone, l’attribuzione di una cosiddetta falsa credenza.

Dove sta la prova?

La prova si trova nel fatto che un bambino può prevedere il comportamento di un’altra persona basandosi su una credenza che sa essere falsa.

Questo dimostra cosa…

Che il bambino non sta semplicemente proiettando la sua visione della realtà sull’altra persona, ma è in grado di comprendere e considerare le diverse prospettive.

Intanto, che il piccolo uomo che diventerà grande sta imparando ad interagire con gli altri, tentando di capire il mondo altrui.

E ancora, che la realtà, non è altro che la sua visione della realtà.

Un avvenimento, una situazione, vengono visti in maniera differente a seconda di molteplici aspetti, per le quali incidono l’educazione, l’ambiente famigliare, le credenze, le abitudini, i dogmi, le aspettative, tantissimi fattori.

Dopodiché, innumerevoli teorie hanno preso il via, a scalare, dalla teoria della mente. Noi possiamo fermarci qui, perché abbiamo già qualche ingrediente per fare una breve riflessione.

Ora abbiamo fatto una rapida panoramica del come dovrebbe essere – idealmente – il percorso di crescita di un essere umano.

Sarebbe troppo bello, se fosse tutto così lineare come lo abbiamo descritto sopra.

Un buon accudimento come da manuale, un buon attaccamento, un sano periodo magico, l’avvento della teoria della mente, il rispetto di alcune regole, buoni esempi da seguire e una crescita rispettosa del dialogo, del pensiero altrui, del confronto, etc. Più facile di così…

Però questo non avviene sempre, anzi, perché nel nostro universo, l’ideale, rimane purtroppo molte volte tale; la linearità, l’assenza di problemi o la presunzione di poterli gestire a nostro piacimento, quello che ci piacerebbe che fosse per non avere intoppi, non è roba di questo mondo.

Ma certo che ci sono, e per fortuna. Ma lo stereotipo della famiglia del mulino con cui siamo cresciuti, la felicità debordante di cui trasudano i selfie sui social, sono forzature che si scontrano con il nostro quotidiano reale.

Perché la vita che si manifesta nel nostro universo è un intreccio complesso. E in questo casino, un vissuto che si è adattato come ha potuto alla vita, un bel giorno, incontra un altro vissuto che si è adattato come ha potuto alla vita, e insieme, per esempio, decidono di procreare. A volte, nemmeno decidono, accade e basta. E lì, comincia un’avventura.

Comprendere il mondo altrui

Tutti gli scenari, tutte le teorie belline e preconfezionate, tutti i buoni propositi, con buona pace dei guru del “fai così e vedrai che…” e di quelli che credono di avere sempre la soluzione, la risposta univoca, precisa, semplice, vanno a farsi benedire.

Per comprendere il mondo altrui…bisogna conoscere a fondo gli altri

Una medicina non c’è, una compressa che possa portarci a capire gli altri, non esiste. Una soluzione semplice ad un problema complesso, non è mai possibile.

La prima cosa che potremmo pensare, così, semplicemente riflettendo un attimo, è, ad esempio che questo mondo è popolato da persone adulte nell’aspetto, ma rimaste per infiniti motivi in una sorta di fase infantile.

Anche persone insospettabili, magari ben posizionate, strutturate economicamente, in posizioni di comando, che non riescono ad entrare in reale empatia e a comprendere le vite degli altri.

Se dovessimo scremare il campo, potremmo dire che siamo di fronte ad un problema serio: mancanza di conoscenza, carenza educativa nella famiglia e nella scuola, mancanza di ascolto, vuoto di passione, scarsa consapevolezza verso tutta la questione che poi porta – nei peggiori dei casi – alla deriva totale dei comportamenti umani.

Litigi, aggressioni verbali e fisiche, violenza sui più deboli, prevaricazione dei diritti, poco o nessun rispetto verso i più bisognosi, guerre e genocidi.

“Andrà tutto bene” si diceva – mentre le persone morivano di Covid – uno degli slogan più egoisti e intrisi di paura della storia. E invece, come ipotizzabile, no: facendo buon viso a cattiva sorte, restando in superficie, non è andato, non va e non andrà tutto bene.

Quando c’è poca o nessuna conoscenza, non può esserci consapevolezza. Se non c’è consapevolezza, non si può capire l’importanza di un qualcosa, delle diversità; e soprattutto, non si può trovare il coraggio necessario per cambiare.

Conoscenza, consapevolezza e cambiamento richiedono un po’ di coraggio e soprattutto, tanta fatica.

Non riusciamo a capire per esempio l’importanza del rispettare l’ambiente nel quale viviamo. E non riusciamo a capire l’importanza delle fasi della crescita umana e di tutte le conseguenze che poi questa si porta appresso nel proseguo della vita delle persone. Non sono argomenti distinti ambiente ed educazione, sono parenti strettissimi.

Una serie di domande che bisognerebbe porsi, argomenti sul quale confrontarsi, interrogarsi, potrebbero essere, per esempio:

“Ma io, che razza di animale sono? Quali sono le sensazioni di base della mia specie? Cosa ci accomuna? Cosa ci facciamo qui?

Se non conosciamo le nostre radici comuni, i nostri bisogni più elementari, come possiamo andare a soddisfarli? Come possiamo migliorare l’habitat nel quale recitiamo le nostre vite e le nostre relazioni?

Sono aspetti fondamentali per rendere più vivibile il nostro quotidiano nell’unico pianeta che abbiamo a disposizione.

Eppure, come piccoli bambini egocentrici e capricciosi, non riusciamo a cogliere l’importanza dell’ascolto, del confronto e delle concessioni. E le concessioni portano frustrazioni inevitabili.

Per poter comprendere “anche” il mondo altrui, bisogna saper accettare le frustrazioni, siano anch’esse piccole, con aperture che portino allo scambio di conoscenza, arricchimento, rendendo il quotidiano un po’ più sopportabile per tutti.

Comprendere il mondo altrui