Si chiude la porta cigolante dell’adunata sul clima COP26, e come se in quella sede si fosse scherzato, si spalanca senza indugi il grande portone del Black Friday. “Bye bye Glasgow, e ora, se non vi dispiace, torniamo a fare quello che abbiamo sempre fatto”; bando ai tentennamenti, e giù a capo fitto nella più grande azione di vendita planetaria dei nostri tempi.

Due righe di riepilogo sulla COP26
Solo un elenco veloce di alcuni obiettivi in agenda:
- Limitare il riscaldamento globale ad 1,5 gradi entro il 2100
- Ridurre le emissioni di gas serra
- Ridurre le emissioni di anidride carbonica del 45% entro il 2030 rispetto al 2010
- Portare queste emissioni a zero intorno alla metà del secolo”.
E ancora:
- Eliminazione del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili
- Protezione e ripristino delle foreste
- Protezione e salvaguardia della biodiversitÃ
Se volete leggere il post eretico a riguardo cliccate di seguito “Calare la CO2 o la produzione e i consumi?”
Tutti buoni propositi, non c’è che dire.
Black Friday, di cosa parliamo?
Intanto, è una trovata americana del secolo scorso, riconducibile agli anni sessanta. Il quarto giovedì di Novembre, nel nord America – con qualche variante temporale – si celebra il famoso “giorno del ringraziamento” o più correttamente, il “Thanksgiving Day“.

Correva l’anno 1620, e nel Massachussets giunsero i primi coloni inglesi a bordo della Mayflower. Le popolazioni native li accolsero e li aiutarono, nutrendoli. La ricorrenza viene festeggiata con il famoso tacchino ripieno sul quale non ci soffermeremo.
L’origine del nome “Black Friday” è incerta o quantomeno, si è indecisi su due versioni.
- La prima, pare sia proprio da ricondursi al venerdì successivo al giorno del ringraziamento. Traffico congestionato per via delle offerte del dopo-festa, al quale si attribuiva per l’appunto una connotazione da “venerdì nero”.
- La seconda, da ricondursi alle abitudini dei contabili americani; relativamente ai conti, si segnavano in rosso le perdite e in nero le vendite e i buoni risultati.
Ci hanno preso gusto un po’ tutti…
La cosa si è allargata un po’ ovunque. Non c’è nessun ringraziamento da festeggiare in altri posti nel mondo, semplicemente ci sono periodi dell’anno in cui le vendite vanno stimolate.

Il Natale sta per arrivare e i cittadini aspettano quel momento per spendere, a meno che…non arrivino un po’ prima ondate di super sconti.
E quindi, questo mondo ormai lo conosciamo: gli dai un dito e si prendono la mano, poi l’avambraccio e il braccio intero.
Il Black Friday, per l’occorrenza, ha chiamato poi a raccolta i parenti stretti, il Black week e il ritardatario di turno, il Cyber Monday.
Insomma, per farla breve, corsa ai consumi e – di conseguenza – inno alla produzione.

La produzione e i consumi sono ciò che “costringe” le delegazioni mondiali a partecipare a quelle “noiose” riunioni sul clima, dalle quali pare che “qualcuno” torni a casa senza averci capito granché.
COP26 – Black Friday e una parola che li accomuna
Dopo quello che abbiamo evidenziato qui sopra, sembrerebbe che questi due eventi abbiano molto poco in comune. In realtà , qualcosa che li accomuna, c’è:
Ipocrisia, parola che deriva dal greco Ypocrisis. Dal dizionario “Etimo”:
“Rappresentazione, il porgere di un attore, d’onde finzione”. E continua, “simulazione di virtù, allo scopo d’ingannare“.

Ora, lo abbiamo già detto in tutte le salse e riportato dall’egregio Luca Mercalli in una conferenza mostrata nel post “una decina d’anni per salvarci“. A Luglio circa abbiamo già consumato tutto quello che la terra produce in un anno ed è evidente anche ai più distratti come il problema ecologico non sia dato dalle emissioni in quanto tali.
Quelle sono la conseguenza del problema, frutto amaro del binomio produzione eccessiva–consumi.
Non lo dico io, che non conto nulla, e non se lo inventa il bravo Mercalli, lo dice il pianeta.
Allora, benedetti signori, è normale incentivare a livello planetario la causa prima del problema climatico in corso? È azione responsabile fare finta di nulla e correre a fare incetta di oggetti, spesso tutto tranne che indispensabili? Ma soprattutto, è possibile fare tutto questo due settimane dopo la conferenza sul clima?
COP26 e BLACK FRIDAY – Chiosa rammaricata
Personalmente, mi sarei aspettato che da qualche parte, qualcuno con incarichi istituzionali e una buona dose di attributi, avesse sbattuto sul tavolo il problema dei problemi che affligge il nostro tempo.
Questo mondo, popolato ormai da otto miliardi di persone – vedi il dato aggiornato QUI – non può più reggersi sui consumi indiscriminati.
Di questo dobbiamo parlare, di come garantire un reddito per limitare l’utilizzo delle materie prime, le emissioni degli inquinanti e la salvaguardia degli ecosistemi. E ancora, decidere cosa insegnare nelle scuole, perché preparare intere generazioni a distruggere la cosa comune – come è avvenuto per troppo tempo – è un concetto quantomeno da rivedere.
La corsa alla produzione indiscriminata, senza una visione d’insieme del problema, ci ha portato a questo punto.

Le emissioni non vengono da sole, le emissioni sono l’effetto, non la causa del problema climatico.
Cosa stiamo aspettando ad affrontare il problema? Pensiamo forse di controllarlo semplicemente ricorrendo alle nuove tecnologie e rifugiandoci nelle “energie pulite“?
Non basta, è meglio di nulla, certo, ma è impensabile fare tutte queste trasformazioni per poi continuare a spolpare il pianeta delle sue risorse. È forse progresso la seria compromissione del proprio habitat?
E c’è anche altro, puoi leggere qui – per esempio – il post “Inquinamento e corpo umano“.
Non prendiamoci in giro: un giorno, con il vestito buono, confessiamo tra le righe di aver inquinato e quello dopo – se possibile – con la stessa giacca andiamo ad inquinare ancora di più.

Che figura facciamo verso le giovani generazioni? Che esempio diamo a questi ragazzi?
E qualcuno ha ancora il coraggio di criticare una ragazza coraggiosa di nome Greta Thunberg, i ragazzi di Friday for Future e tutti coloro – adulti e non – che sono stanchi di questa stucchevole “ipocrisia”?
Vi tolgo però un dubbio ragazzi: dovete anche voi cambiare le vostre abitudini, se volete essere coerenti con il desiderio di un vero cambiamento; ma su questa giostra, di sicuro non siete voi a dover abbassare lo sguardo per primi…