Cosa sono, come si smaltiscono e da cosa derivano – Le Bioplastiche

Per comprendere “cosa sono, come si smaltiscono e da cosa derivano”, ci affidiamo alla videolezione riportata al termine del post:

La docente è la professoressa Daniela Grieco IC Rita Levi Montalcini, Spezzano Albanese (CS).

Innanzitutto, le bioplastiche, cosa sono?

La bioplastiche, secondo la definizione conferita dall’ European Bioplastics, sono plastiche derivate da materie prime rinnovabili.

Si suddividono in:

  • Biodegradabili – si decompongono in sostanze più semplici
  • Biocompatibili – non rilasciano sostanze nocive

Un materiale è biodegradabile se si dissolve del 90 % entro sei mesi.

Normativa europea EN 13432 del 2002

Le bioplastiche possono essere anche compostabili; si possono trasformare in un fertilizzante naturale chiamato “Compost” attraverso un procedimento chiamato “Compostaggio“.

Un materiale è compostabile se si dissolve del 90 % entro tre mesi

Un articolo biodegradabile e compostabile è il sacchetto per la raccolta dell’umidorifiuti organici.

Il sacchetto viene trattato in appositi impianti industriali e trasformato in compost.

Per essere veramente compostabile, il sacchetto deve riportare uno dei seguenti simboli:

N.B. Vincotte è una marca a puro titolo esemplificativo

Come si smaltiscono?

Se compostabile, deve essere gettato nel contenitore del residuo organico – umido.

Se il sacchetto è biodegradabile, ma non compostabile, deve essere buttato nel contenitore della plastica.

Vediamo alcuni simboli a tal proposito di biodegradabile NON compostabile

Ti ricordo che per lo smaltimento dei rifiuti, puoi consultare le App dedicate o i siti delle aziende della tua città deputate a questa attività

Se preferisci, qui di seguito il database orientativo dedicato alla raccolta differenziata.

Le bioplastiche, da cosa derivano?

Per realizzarle, si utilizzano molecole simili ai polimeri sintetici derivati dal petrolio, ma che si trovano già in natura: amido, caseina e cellulosa.

Queste molecole hanno una struttura simile ai polimeri, pur non essendo polimeri.

Una bioplastica molto diffusa a base di amido di mais è quella prodotta da Mater-Bi, che produce buste, sacchetti, pellicole per alimenti, sacchetti per il gelo, nonché stoviglie, posate, bicchieri e giocattoli.

Un’altra bioplastica è l’acido polilatticoPLA – che si ricava dagli zuccheri contenuti nel mais, nella barbabietola e nella canna da zucchero. il PLA si presta bene alla produzione di prodotti trasparenti.

Un’altra ancora deriva dalla polpa di cellulosa, ricavata da bambù, paglia e canna da zucchero.

Le bioplastiche in polpa di cellulosa resistono al micro-onde.

Le bioplastiche hanno tuttavia delle controindicazioni:

  • per produrre le materie prime occorrono vaste arie agricole.
  • non sono completamente naturali; contengono sostanze derivate dal petrolio.
  • alcune bioplastiche sono compostabili in appositi impianti di compostaggio; abbandonate, non diventano autonomamente Compost.

Ci si orienta sempre più verso materiali che siano:

  • 100 % naturali
  • scarti della produzione agricola senza sottrarre nulla alla catena alimentare.
  • alternativi, tipo alghe, gusci di crostacei…

Abbiamo visto quindi in sintesi “cosa sono, come si smaltiscono e da cosa derivano” le bioplastiche.

Guarda ora di seguito il video completo della professoressa Daniela Grieco