Il termine “Empatia” è diventato di gran moda ai giorni nostri, anche se a volte lo si usa un po’ a sproposito come ideale salvifico buono per tutte le circostanze.
Lo si usa, per esempio, quando si cerca di spiegare la bontà della una conversazione di un certo tipo, piuttosto che all’interno di corsi di formazione nell’ambito della buona comunicazione.
Se dovessimo abbreviare il significato di questa parola, potremmo dire che l’empatia è uno stato di identificazione profonda con l’altra persona, una sorta di “sentire dentro l’altro“.
Empatia, qualche dettaglio
Con il termine empatia, in soldoni, siamo ad identificare la predisposizione che porta un individuo a comprendere lo stato d’animo di un’altra persona, predisponendosi all’ascolto dell’altrui esperienza, immedesimandosi in essa, vivendo in qualche modo le stesse emozioni e sensazioni della persona che si ha di fronte.

L’empatia modifica gli attori in gioco
È importante una postilla: non si confonda l’empatia con la simpatia.
Simpatia risponde al significato di “sentire con” e dal vocabolario “sentimento di inclinazione e attrazione istintiva verso persone, cose e idee”. Qualcosa insomma, che non si addentra nel profondo come avviene nell’empatia.
Il processo che avviene tra il consigliere in psicobiologia del benessere e il suo cliente resta dunque una fusione, e prevede un cambiamento sia del cliente che del counselor stesso.

Per dirla con le parole di Gustav Jung, quando vi è il contatto tra due sostanze chimiche che provocano una qualche reazione, entrambe vengono trasformate.
Empatia alla ricerca del riconoscimento
L’empatia è un fenomeno umano che nasce dalla necessità biologica di riconoscere l’altra persona come simile a noi, condividendone i bisogni per aiutarla a soddisfarli, nella prospettiva di essere ricambiati al momento opportuno.
Parliamo di un vero e proprio fenomeno biologico determinato dalla necessità umana di cooperazione, con l’obiettivo di difenderci ma anche di realizzare progetti che richiedono l’utilizzo di più forze.

L’empatia implica sì una condivisione, ma anche una perdita di forza, nel momento in cui ci si identifica con le questioni altrui, perché si vanno ad inglobare in parte lo stato d’animo e l’energia ad esso collegate. Comprendere un’altra persona necessita quindi di partecipare alle vicende altrui e perdere una parte delle nostre difese.
Identificazione profonda e ricompensa
Ogni consigliere in psicobiologia del benessere ambisce ad una ricompensa, che è data principalmente dal riuscire, grazie allo scambio reciproco con l’interlocutore, ad arricchire la consapevolezza di quest’ultimo attraverso una predisposizione professionale amorevole e priva di giudizio. Consapevolezza che è la porta necessaria al processo di comprensione e cambiamento.
Ogni relazione d’aiuto in psicobiologia del benessere ambisce ovviamente a far emergere i conflitti che attanagliano il cliente, ed è chiaro che ciò sarà possibile solo quando questi sentirà di potersi fidare, abbandonandosi senza percepire pericolo, concedendo al terapeuta del benessere la ricerca del significato astratto, ossia profondo delle questioni trattate.
Il tutto, come sempre, non per risolvere un problema singolo o un aspetto patologico, ma per trovare insieme la strada per un miglioramento globale della quotidianità e della vita.