Ghosting arte di sparire

Ghosting, l’arte di sparire

Che il mondo proiettato verso una sempre crescente tecnologia abbia completamente modificato le nostre abitudini è un dato di fatto. Che le abbia modificate in meglio o in peggio è argomento di accesi dibattiti. Per ultimo, ma non ultimo, che abbia dato luogo a forme comportamentali particolari è un ulteriore dato di fatto altrettanto chiaro; a questi nuovi comportamenti si sono attribuite parole identificative che, soprattutto per coloro che hanno “anta” alla voce età (chiamiamoli Boomer), sono difficilmente digeribili. La più comune forse è “Ghosting“, l’arte di sparire, ma non dimentichiamo altre chicche linguistiche dal retrogusto internazionale: Cuffing, Breadcrumbing, Orbiting, Stashing, Submarining.

Ghosting, l’arte di sparire. Cosa diavolo è?

La parola viene chiaramente dall’inglese “ghost – fantasma” e quindi è l’arte di diventare tale. Sparire di punto in bianco, come travolti da una ventata improvvisa che spazza via la propria presenza. Senza preavviso, in virtù sicuramente di un fastidio o di un disagio, ma applicato con una modalità crudele per chi la deve subire.

È una fuga a tutti gli effetti e colpisce indistintamente rapporti di ogni tipo, da quelli amichevoli a quelli sentimentali, da quelli appena cominciati a quelli apparentemente consolidati. Non ne vengono risparmiati nemmeno i rapporti professionali. Ci si nega, punto e basta.

Ghosting arte di sparire

Prenderò qua e là spunti di psicobiologia del benessere per riflettere. Non è mia intenzione trovare risposte assolute, ci mancherebbe, ma una riflessione credo vada fatta. Perché poi, questi comportamenti, sono parte o abitudine anche di molte persone che rivestono posizioni importanti; nella politica, nella gestione della cosa pubblica, nelle aziende e – più importante di tutte – in ambito ambientale.

Evitamento, rifiuto della responsabilità e del confronto

La dinamica, semplificata, può essere questa:

  • Ti chiamo lunedì e mi dici che ne pensi”, poi succede qualcosa nel frattempo, non mi servi più, non mi piace una cosa che hai detto e quando tu, stupito, non avendo più notizie, richiamerai per avere spiegazioni, non ti risponderà e non ti richiamerà nemmeno.
  • Se mi dici qualcosa che non mi piace o mi mette a disagio, sparisco. Ti blocco sui profili social, blocco il tuo numero, mi faccio di nebbia.

È una violenza a tutti gli effetti. La cosa vale anche nel caso mi voglia liberare di te per qualsiasi altro motivo: ti blocco e ti evito come la peste. Oppure non ti blocco, ma non ti rispondo più. Ti ignoro. Non ti concedo nessun diritto di replica, non ti concedo di capire e decido – senza contraddittorio – che quello o quella sbagliata sei tu. Punto, fine delle discussioni, mai cominciate peraltro..

Ghosting, l’arte di sparire. L’epoca social e la tecnologia aiutano

Nell’epoca social è molto facile entrare in contatto con qualcuno e altrettanto facile – se non facilissimo – liberarsene. Si bruciano le tappe, sia in entrata che in uscita. Un tempo, per esempio, per uscire con una ragazza tutti dovevano affrontare l’insidiosa telefonata a casa di lei, affrontando il padre o la madre. Era un filtro obbligatorio, uno scoglio difficile sia in entrata che per una eventuale uscita.

Molte relazioni odierne – se si possono chiamare così – sono basate sull’instabilità di pochi fragili elementi: un freddo “mi piace” o like che dir si voglia, una richiesta di amicizia dopo aver visto una foto. Attenzione, non parlo dei giovani, vale per tutti, perché stiamo adattandoci – chi più e chi meno – ai tempi che viviamo.

Si definiscono “amici” persone che, nella maggioranza dei casi, si sono incontrate poche volte, o con le quali non si è mai scambiata una parola. In molti casi, non si sono mai incontrate per niente. Il click compulsivo, il bisogno di essere visti e il desiderio di influenza sugli altri, porta ad una incetta di nominativi per provare di colmare lacune relazionali di vario tipo.

In poche parole, difficilmente si crea empatia e questa tendenza la si trasferisce a molteplici settori ed eventi della vita.

Empatia – Una bella parola

Per semplificare, potremmo dire che l’empatia è una identificazione profonda con l’altro, una immedesimazione, qualcosa che ti aiuta a comprendere lo stato emotivo altrui. In altri termini ancora, mettersi nei suoi panni o facendo il verso ad una vecchia canzone, “walking in my shoes“, ossia camminare nelle scarpe dell’altro.

Per fare questo, è necessario un rapporto basato sull’ascolto, attento, una condivisione ed un’interazione profonda tra le parti. Impossibile da ottenersi con messaggini scritti/video, comunicazioni spesso originanti una sorta di ping-pong che può degenerare in malintesi e incomprensioni di vario genere.

Il ghoster

Come sempre, non è mai facile incasellare i comportamenti in categorie prestabilite e non è prerogativa della psicobiologia del benessere. Le persone andrebbero guardate nel loro complesso e dato che non c’è un cervello uguale all’altro e una vita uguale ad un’altra, fare delle classificazioni schematiche è alquanto azzardato.

Alcune caratteristiche comuni si possono comunque cogliere, sempre avvalendosi di molta prudenza prima di appiccicare etichette gratuite. Ricordiamoci sempre quel “walking in my shoes”.

Ghosting arte di sparire

Qualche indizio. Per esempio, il ghoster può sentirsi frustrato, arrabbiato per qualcosa che è stato detto, o spaventato da qualcosa che lui ha reputato minacciare la sua sicurezza. Oppure semplicemente è indeciso, non prova particolare attrazione verso una situazione o una persona e decide di chiuderla sbrigativamente. Non riesce ad affrontare le situazioni, reggere un dialogo o un contraddittorio, oppure non vuole sentirsi dire cose che lui già sa perfettamente. L’immagine che ha creato di sé non può rischiare di essere intaccata da qualcuno che sembra riesca ad andare oltre le apparenze.

E quindi l’empatia?

Di sicuro, non l’ha raggiunta con l’altra parte e non ci pensa proprio a raggiungerla. Può avere anche rapporti stretti nella sua vita, amicizie alle quali tiene molto; probabilmente però, poggiano su basi che non varcano mai i confini dell’empatia o su argomenti controllati che non invadono settori che il ghoster ritiene particolarmente dolorosi.

Ripetiamolo bene però: queste etichette sono spesso usate per classificare le persone sulla base di manuali, ma ogni vicenda umana – in quanto unica meriterebbe di essere conosciuta per l’appunto attraverso un rapporto empatico.

Cosa dovrebbe fare il ghoster

Dare modo all’altro di spiegare le proprie ragioni. Confrontarsi, aprirsi a nuove idee e avvalersi successivamente anche del diritto di rimanere favorevole ai propri ideali. Comunicare eventualmente all’altro cosa lo ha fatto soffrire, per capire se è stato sopraffatto da malintesi o se realmente l’altra persona aveva delle intenzioni poco gentili.

Ghosting arte di sparire

E poi essere sincero. Se la cosa o la persona non gli interessa, che lo dica apertamente. Cosa c’è di male a dire quello che si pensa, con le dovute maniere? Non possiamo piacere a tutti e tutti non possono piacere a noi.

Cosa deve fare chi subisce il ghosting

Questo è un argomento interessante. Perché chi subisce il ghosting, se, come spesso accade, è in buona fede o cade dalle nuvole a fronte del comportamento altrui, si sente come colpevole di qualcosa che probabilmente non ha fatto.

Comincia a pensare a quello che ha detto, se qualche sua parola è stata male interpretata (anche perché spesso scritta in un succinto messaggino), se c’è qualcosa in lui che non va. In realtà, la fuga è dell’altro, e la decisione di non dare nemmeno la possibilità di una spiegazione, è un problema dell’altro.

Quindi, buona cosa è non cercare spiegazioni, non arrovellarsi nei sensi di colpa, ma dimenticare presto quella persona e non cadere nella sua trappola.

Altre parole, altri comportamenti

Dicevamo, il ghosting non è l’unico fenomeno diffuso al giorno d’oggi. Brevemente:

  • Breadcrumbing – Letteralmente sono briciole, briciole di attenzione. Quella persona, che chiameremo Orbiter e con la quale abbiamo interagito in qualche modo, mette qualche like, visualizza i nostri post social, accenna qualche mini chat. Diventa quel tanto fastidioso e incomprensibile nelle intenzioni, non ti frequenta abitualmente, ma ti tiene lì, sulle spine, pronto a distribuire qualche briciola a suo piacimento.
  • Orbiting – Per l’appunto, è l’azione di chi orbita intorno a qualcuno. È un atteggiamento ambiguo, spesso nei confronti di un lui o una lei con cui ha avuto qualche approccio, una relazione, sia essa di amicizia o di amore. Anche professionale, perché no.
  • Cuffing – Una specie di ammanettamento dell’altra persona, come una costrizione a darsi una calmata. Nasce in realtà una decina di anni con l’intento di avere qualcuno nei periodi freddi invernali, dopo aver trascorso un’estate bollente. In un certo senso, la ricerca di un partner per la tranquillità invernale.
  • Stashing – È quel fenomeno che porta a tenere segreta una questione o una relazione, in questo caso facendo credere di essere liberi.
  • Submarining – Due persone hanno una relazione. Una delle due sparisce senza dare spiegazioni, poi improvvisamente riappare come niente fosse e non sente nemmeno il bisogno di giustificarsi o dare spiegazioni.

Insomma, dopo l’accenno al significato di queste nuove terminologie, ribadiamo che il Ghosting, l’arte di sparire, è un comportamento malsano e chi lo subisce, se è in buona fede, non deve arrovellarsi in nessun senso di colpa.

Ghosting, l’arte di sparire