Pur avendo scelto di non entrare direttamente in commenti alla guerra e verso ogni forma di “bruttura” che questa si porta appresso, non possiamo far finta di niente ignorandone gli effetti collaterali. Guerra significa – oltre al dramma umano – anche inquinamento, problemi relativi alle scorte di grano, orzo e conseguenti carenze alimentari.
Il quadro era già difficile
La situazione ambientale, della quale abbiamo già parlato molte volte, vedeva già un quadro piuttosto compromesso. Parliamo di desertificazione, siccità in aumento, innalzamento delle temperature marine, cataclismi vari e peggioramento della resa degli ecosistemi.

Qualcuno ha detto “cosa vuoi che sia un Oceano un po’ più caldo…”; avrà anche pensato a quanto sia più divertente – per esempio – fare il bagno in un bel mare più mite. Ebbene, il mare più caldo mette a rischio la vita al suo interno; in ottant’anni, il pescato si è ridotto del 4,1 %, mentre la popolazione umana è più che triplicata, ed in ulteriore aumento.
I raccolti sono sempre più soggetti alla siccità o alle gelate e vasti territori, soprattutto nel sud del mondo, sono alle prese con vari gradi di emergenza alimentare. I problemi termici hanno poi già ridotto i raccolti di riso, mais e grano, di oltre il 5% negli ultimi sessant’anni.
La guerra nel granaio europeo
In questo scenario già particolarmente difficile, ben rappresentato “a parole” in occasione della COP26 con l’evidenziazione dei problemi climatici, scoppia una guerra. Non è una novità, ne sono scoppiate talmente tante in giro da esserne quasi assuefatti, e facendo spallucce, siamo sempre andati oltre. Gli attori in causa questa volta però, non sono banali, se pensiamo che il 30% del grano consumato al mondo viene proprio da lì. E soprattutto, sono vicini e minacciosi.
Oltre alle evidenti catastrofi in tema di vite umane causate da una guerra , vi sono poi quelle alimentari ed economiche. Inutile sottolineare come, all’impennata inevitabile dei prezzi e dei disagi energetici legati al gas, anche l’aspetto alimentare che riguarda buona parte del mondo ne risentirà in maniera importante.
Dato che ci piace molto fare il conto delle calorie per mantenere la linea, ebbene Russia e Ucraina incidono nel commercio alimentare globale per circa il 12% delle calorie. Tutti gli stati dovranno fare i conti con questa situazione, che diventa più drammatica – come sempre – per i paesi più poveri, specie quelli africani.
Guerra, grano, carenze alimentari – E non dimentichiamoci del clima…
In tutto ciò, quello che doveva essere il problema principale della specie umana, ossia la salvaguardia del clima, passa in secondo piano. Sembra assurdo, eppure è così.
Abitiamo il pianeta Terra, una casa bellissima, ma da noi inquinata e quindi pericolosa, e nonostante gli avvertimenti degli esperti, abbiamo fatto quasi finta di niente per mezzo secolo. Nel momento in cui era parso che qualcosa cominciava a muoversi, in termini di attenzione e buone intenzioni volte al cambiamento, ecco che ci mettiamo a fare la guerra. Diventa difficile trovare qualcosa di sensato in certi comportamenti della nostra specie.
Qualcosa decisamente non torna
Abbiamo visto in tutte le salse come l’inquinamento sia provocato da innumerevoli fattori, tra i quali l’abuso di energie fossili, i rifiuti prodotti e via di seguito. Bene, questo è dovuto sì a innumerevoli cattive abitudini e scarsa attenzione, ma anche e soprattutto ad un fattore: si produce troppo.
Continuiamo a cercare soluzioni per migliorare la qualità energetica, ma mai che si affronti il nodo cruciale: la quantità dei consumi. Se la Terra annualmente più di tanto non può dare, come possiamo pensare di andare avanti consumando il doppio di quello che produce?
Bene il ricorso alle energie pulite, bene l’attenzione verso il riciclo, la differenziazione e la messa al bando degli inquinanti, soprattutto in ambito alimentare; ma il punto rimane il solito: questo mondo produce troppo.
A volte, per risolvere un problema, non lo si affronta
Parlare sempre di un problema senza affrontarlo è un’usanza umana piuttosto diffusa. Avete presente il problema della sicurezza alla guida? Bene, calza a pennello per capire il concetto. Si costruiscono oggigiorno auto sempre più performanti; sono dotate di confort, di innumerevoli dispositivi di sicurezza, per poi scoprire che la prima causa degli incidenti è data dall’utilizzo del cellulare alla guida.
Ebbene sì, nonostante le sanzioni, le avvertenze, gli annunci, l’obbligo di auricolari o del vivavoce, siamo ancora alla prese con il problema principale. Cellulari tra le mani, messaggini a cui rispondere anche se trattasi di sciocchezze, famigerati selfie o video intrisi di banalità per mostrarsi continuamente.
In questo “affrontare i problemi senza affrontarli“, l’apoteosi della mancanza di responsabilità e sensibilità umana trova la sua piena realizzazione nel ricorso alle guerre. Che, come detto, uccidono in primo luogo, poi inquinano e destabilizzano.
Non dilunghiamoci in facili filosofie dettate dallo sdegno; agli impatti della guerra sull’ambiente riserveremo eventualmente un post dedicato più avanti, quando il quadro generale ed i numeri del disastro saranno più chiari.
Nel frattempo, non ci resta altro di sperare che il buon senso spari un colpo definitivo e metta fine a questo conflitto.
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