Quando ormai è appurato ed evidente che ci troviamo in una condizione ambientale difficile, non rimane altro da fare che prendere coscienza delle nostre responsabilità e agire diversamente da come si è sempre fatto: il pianeta soffre e ora bisogna rallentare e convertire.
Siamo cresciuti con quell’idea della crescita a tutti i costi che altro non è stata che l’applicazione di un concetto avido e materiale, senz’anima e senza rispetto, verso ciò che ci ospita, provocando inevitabilmente danni alle nostre esistenze.
Lavoro e utilità
Qualcuno ha deciso che il lavoro come lo abbiamo finora concepito fosse l’unica ragione di vita, indipendentemente dall’utilità dello stesso. Abbiamo creato bisogni per giustificare lavori di ogni tipo, nel nome della competizione, dell’arrivismo e della ricchezza materiale.

Se tutti avessimo beneficiato di questo sistema, e per tutti s’intendono l’ambiente e le persone, non ci sarebbe nulla da ridire nel merito. Ambiente sano e persone benestanti, binomio perfetto
Ma non è così

Il lavoro e l’ambiente – Perché rallentare e convertire
Per verificare in tempo reale quello che sta accadendo, alla sezione LIVE puoi trovare diverse informazioni, tra le quali, la qualità dell’aria, la presenza degli inquinanti e la perdita delle foreste e dei polmoni verdi nel pianeta.
Ma per avere un quadro ancora più autorevole, la pagina LAB24 del Sole 24 ORE ci mette di fronte ai risultati che tutti noi abbiamo contribuito a raggiungere negli ultimi due secoli dell’era industriale.
Nel 2050 l’innalzamento delle temperature e dei mari potrebbe causare effetti disastrosi, che peraltro già cominciano a vedersi.

Qualcuno e più di qualcuno se ne fregherà come al solito, perché probabilmente quel qualcuno non ci sarà più e quindi questi non sono argomenti che lo riguardano. Altri crederanno che tutto sia il solito complotto, ma poi ci saranno i figli di quelli che se ne fregano e quelli che, semplicemente, vorrebbero vivere senza mascherine e senza l’incubo di terremoti, strane epidemie, tornado e alluvioni.
Tutto questo caos è figlio dell’ignoranza, della mancanza di spirito, della cultura del produrre a tutti i costi come unica ragione di vita.
Il lavoro e le persone
Torniamo alla frase da cui siamo partiti, ossia ” Se tutto traesse beneficio da questo sistema lavoro, e in quel “tutto” inseriamo l’ambiente e le persone, non ci sarebbe nulla da ridire nel merito”.
C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti
Henry Ford.
È una frase stupenda amico Henry, ma la domanda è: «Tutti chi?».
Prendiamo alcuni dati dal sito Actionaid
Il 13 % della popolazione mondiale vive con meno di due dollari al giorno, 1,90 per l’esattezza. Sapete cosa significa?

Significa che, 1.021.115.628 persone, esseri come noi, arrancano, 795.000.000 soffrono la fame, mancanza di cibo, inquinamento, siccità, mancanza di nutrienti e quindi malattie fisiche e mentali.
Non procediamo oltre, perché a queste dovremmo aggiungere la carenza d’acqua, le falde inquinate, la mortalità infantile per fame, lo sfruttamento delle persone e compagnia cantante.
Rifacciamo la domanda: siamo progrediti? Il lavoro ad ogni costo è la soluzione? È questa la dignità tanto sbandierata?
Secondo la Global Footprint Network, a Luglio del 2019, il pianeta ha esaurito le risorse annuali necessarie per i fabbisogni dell’intera umanità.
Capite? Per soddisfare le necessità attuali necessiteremmo di 1,7 pianeti come il nostro. Ma ne abbiamo uno solo.
Il pianeta soffre, rallentare e convertire non è solamente un titolo, ma una necessità.
Invece da più parti ci continuano a propinare la solita litania, dobbiamo crescere, ma esattamente, per andare dove?
Etimologia
Per un attimo, torniamo alle origini della parola lavoro
Labor = Fatica
Fondare la vita soltanto sulla fatica è quantomeno curioso e masochista. Il discorso cambia se il lavoro, la fatica, ha un fine utile. Riportare il termine lavoro ad un concetto di utilità e non alla creazione smisurata di bisogni spesso futili e dannosi, può essere una buona base.
Utile = Utilis ossia usare, quindi rendere utile significa rendere idoneo ad essere usato.
Se il lavoro è utile e rispettoso del contesto in cui si svolge, senza deturpare, inquinare e danneggiare, allora il paradigma può dirsi variato.
Proviamo per esempio a pensare paradossalmente alla crescita come alla conversione delle attività svolte da lavoratori impiegati in certi complessi industriali (ecomostri) a lavori di smantellamento e bonifica degli stessi.

Diceva quell’adagio che “fare e disfare è sempre lavorare“.
Soluzioni etiche e coraggiose
Come diminuire nel frattempo questa folle corsa alla produzione? Come eliminare la povertà? Come ridare vera dignità ad ogni esistenza? Come riportare soprattutto l’uomo, la sua libertà di scelta, al centro del sistema?
Una possibilità concreta, coraggiosa, che mette al centro di tutto la dignità e il valore del respiro di ogni individuo, ce la propone il reddito base universale, l’opzione più completa a nostra disposizione per risolvere in un colpo solo, molte delle assurdità del nostro tempo.
Alcuni punti salienti dei quali si discute possono essere ricondotti a quanto segue:
- Messa al bando della paura di non farcela
- Tutela della dignità della persona
- Eliminazione degli alibi e della necessità di ricorrere a violazioni della legge per sopravvivere
- Eliminazione dello sfruttamento e del ricatto nel nome del lavoro
- Libertà di scelta
- Eliminazione dei lavori inutili
- Ridistribuzione dei mega profitti ricavati dalle aziende che sfruttano i dati
Queste sono solo alcuni dei punti di forza di un sistema che rivoluzionerebbe la vita come l’abbiamo finora conosciuta, portandosi appresso un abbattimento dello sfruttamento delle risorse del pianeta che, contestualmente, dovrebbero essere preservate da leggi universali, una su tutte:
Se non rispetti l’ambiente, non puoi fare impresa
Per parlarci di reddito di base con dovizia di particolari, vediamo il video della lezione web tenuta all’Università di Siena dal Professor Andrea Fumagalli, docente di Economia all’Università di Pavia e vice presidente di Bin Italia. (Basic Income).