acqua di Fukushima

Il rilascio dell’acqua di Fukushima

Alcuni funzionari dell’agenzia internazionale per l’energia atomica e funzionari giapponesi stanno discutendo i dettagli tecnici del previsto “rilascio di acqua trattata” dalla centrale nucleare di Fukushima.

Inutile dire che nella zona – e non solo – la preoccupazione è tanta.

L’acqua di Fukushima – Situazione

L’operatore dell’impianto di Fukushima Daiichi, Tokyo Electric Power Company Holdings (TEPCO), e il governo giapponese hanno annunciato che avrebbero iniziato a rilasciare acqua trattata nel 2023 in modo che centinaia di serbatoi di stoccaggio riempiti con l’acqua contaminata potessero essere rimossi per fare spazio alle strutture necessarie per disattivare l’impianto.

acqua di Fukushima

Attualmente ci sono circa un migliaio di serbatoi sul sito, di altezza pari a dodici metri; questi contengono quantità di acqua in grado di riempire circa cinquecento piscine olimpioniche. TEPCO, che ha già pagato qualcosa come 105 miliardi di dollari per i danni legati alla crisi, ha dichiarato che compenserà i danni derivanti dal rilascio dell’acqua.

Nella zona questo piano è stato osteggiato con veemenza da agricoltori, pescatori, residenti della zona e paesi vicini come la Corea del Sud e la Cina.

Il Giappone ha chiesto assistenza all’AIEA per garantire che lo scarico dell’impianto soddisfi gli standard di sicurezza internazionali. Pertanto, il team preposto di esperti visiterà l’impianto di Fukushima e una missione più ampia dell’AIEA arriverà in Giappone.

Il ministro dell’Economia e dell’Industria giapponese Koichi Hagiuda, ha annunciato che il paese sarà trasparente nel riferire i risultati delle revisioni dell’AIEA alla comunità internazionale. Nel frattempo, i campioni di pesce prelevati dalla costa di Fukushima vengono testati come parte di una revisione di routine da parte di una diversa task force dell’AIEA sui test dell’acqua.

Ricordiamo l’origine del problema

Al momento dell‘incidente nucleare, vi era una impellente necessità di raffreddare i noccioli e i nuclei dei reattori. Questo aveva richiesto l’impiego delle acque del mare, immesse all’interno della centrale. Quest’acqua, unitamente a quella delle falde acquifere posta al di sotto dei reattori, doveva giocoforza essere stoccata. L’operazione è proseguita da allora fino ad oggi.

Come abbiamo detto però, circa 1,25 milioni di tonnellate di acqua radioattiva sono stoccate in circa mille serbatoi nelle vicinanze dell’impianto. Questi serbatori non sono a capienza illimitata, e si conta che raggiungeranno la loro saturazione entro l’autunno del 2022.

Tutti rassicurano tutti, ma…attenti a quel Trizio

Partiamo da quanto detto prima, quest‘acqua di raffreddamento tornerà in mare. È un’acqua accumulata nei serbatoi per anni, che è stata filtrata con lo scopo finale di ridurne la radioattività. È un acqua definita “trattata” e non contaminata, con un sistema chiamato “Advanced Liquid Processing System“. Gli elementi radioattivi vengono in larga parte rimossi, ma rimane comunque presenza di radiazioni.

acqua di Fukushima

Parliamo di un isotopo radioattivo, il Trizio, che grazie alla sua capacità di dissolversi nell’ambiente in una decina d’anni, è stato – diciamo così – tollerato dalle istituzioni internazionali preposte.

Quali conseguenze sull’ecosistema marino?

Ci vorrebbe un veggente, ma di quelli bravi. Un elemento esterno immesso nel mare nessuno sa con certezza quali scompensi andrà a provocare. Si pensa ad una esposizione/contaminazione minima e controllata, perché l’acqua sarà rilasciata gradualmente in una quarantina d’anni. Comunque sia, questo non può piacere alle organizzazioni ambientali e agli amanti dell’ambiente.

acqua di Fukushima

Gli agricoltori si preoccupano di come tutto questo influenzerà i prezzi dei prodotti

Più di un milione di tonnellate di acqua trattata sarà rilasciata nell’Oceano Pacifico a circa un chilometro al largo della costa dove si trova l’impianto. Il Trizio, come detto, sarà diluito a un settimo delle linee guida stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’acqua potabile.

Ciò ha suscitato le preoccupazioni da parte degli agricoltori per i timori dei consumatori sui prodotti che ne deriveranno, con inevitabile influenza sui prezzi, vanificando dieci anni di lenta ripresa dal disastro. I prodotti provenienti da Fukushima sono costantemente sottoposti a molteplici controlli per la radioattività, ma tant’è, questa situazione è figlia di una delle tante sciagure umane.

L’area è un importante produttrice di pere. Sebbene gli agricoltori sperino che i consumatori siano confortati dalle misure di sicurezza e dai test messi in atto per garantire la sicurezza dei prodotti, ci si aspetta grande diffidenza nei confronti delle produzioni di zona.

Ma ribadisco, non solo di zona. Il mare non conosce barriere, il pesce si commercializza nel mondo e un po’ di apprensione è inevitabile.

N.B.

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Fonti:

ecology.news; ecointernazionale.com