Mostro, mare, plastica, abbandonata

Il vero mostro del mare – La plastica abbandonata

Il video “Il vero mostro del mare“, è prodotto da Max Monch e Friedemann Hottenbacher.

Viene proposto da Rai Scuola e visibile al termine di questo post, ove vedremo i problemi e le complicazioni che la plastica abbandonata procura al mare e ai corsi d’acqua in generale.

Le analisi

Hawaii

Si comincia alle Hawaii, nella spiaggia di Kamilo, situata nella costa meridionale dell’isola. Qui, un gioco di correnti oceaniche ha da sempre accatastato detriti, ma quelli che un tempo erano per lo più tronchi d’albero si sono trasformati ai giorni nostri in grossi depositi di plastica. Questo fenomeno ha dato luogo purtroppo ad una grande discarica a cielo aperto. Il ricercatore Maximenko li analizza costantemente cercando di individuarne la provenienza, che a volta si trova a migliaia di miglia marine di distanza.

Il vero mostro del mare

Secondo gli scienziati, l’umanità immette negli oceani fino a ventimila tonnellate di plastica al giorno che viene inghiottita dalle correnti circolari. La gravità, i venti e la rotazione terrestre sono alla base di questo fenomeno. Al momento si contano cinque grandi vortici, nel nord Atlantico e nel nord Pacifico

Cile

Si prosegue in Cile, a Valdivia, dove l’oceanografo Marcus Eriksen studierà la situazione dei rifiuti in mare con il suo equipaggio della Sea Dragon; a bordo, scienziati e ambientalisti, con l’intento di sensibilizzare relativamente agli effetti nefasti della nostre abitudini. I suoi studi sono cominciati a seguito del ritrovamento di pezzetti di plastica di ogni genere, perfino accendini, nello stomaco di pesci morti. L’obiettivo di questa spedizione è il monitoraggio della plastica nel sud del Pacifico, con un viaggio di tremila miglia che li porterà nell’isola di Pasqua.

Durante il percorso, seguendo le indicazioni delle mappature dei vortici di Maximenko, presumono di trovare i rifiuti della costa occidentale sud americana, della Polinesia, della Nuova Zelanda e dell’Australia, con epicentro in quello che diventerebbe il sesto grande vortice di rifiuti conosciuto.

I primi ritrovamenti durante la rotta sono sembrati rassicuranti, ma arrivati ad un centinaio di miglia dal presunto vortice del sud, in pieno oceano, hanno cominciano a dare segnali poco incoraggianti.

Sono le avanguardie di qualcosa di molto più grande.

Un tappeto di miliardi di particelle non superficiali, ma distribuite in un’area di migliaia di chilometri quadrati, sono il frutto di anni di presenza della plastica nel mare.

Anche le spiagge dell’isola di Pasqua, pur collocate in un punto remoto dell’oceano, si riveleranno contaminate da ingenti quantitativi di plastica.

Paesi Bassi

Nell’isola di Texel, nei paesi Bassi, un biologo e un ornitologo conducono analisi sugli uccelli, dopo aver scoperto in Antartide – teoricamente il posto più pulito al mondo – che l’80% degli uccelli ha della plastica nello stomaco. Le correnti concentrano residui di plastica e cibo nella stessa area e questo provoca molte morti per soffocamento.

Giappone

In Giappone, dall’analisi delle acque, si scoprirà la presenza di sostanze tossiche, come il BPA , che si trova nella plastica per renderla più morbida. La plastica abbandonata lascia le sue tracce chimiche ovunque e tutti gli abitanti del mare ne pagano le conseguenze. Analizzando la sabbia sulle spiagge, si è notato come la presenza di residui tossici vada di pari passo con la presenza della plastica, ossia le tossine vengono assorbite dalla plastica. Per cui diventano un problema anche i frammenti degli oggetti di plastica, perché assorbono le tossine presenti.

Il vero mostro del mare

La plastica che viaggia per migliaia di miglia e si disintegra negli oceani diventa una bomba chimica ad orologeria. Gli animali del mare scambiano le tossine per cibo e il pesce grande mangia il pesce piccolo, accumulando grossi quantitativi di tossine e dando origine al processo chiamato bio-accumulazione.

Per completare l’opera, in qualità di ultimo anello della catena, noi consumiamo il cibo e siamo in poche parole le vittime finali di un sistema inquinante da noi stessi generato.

La plastica ingerita dagli animali dovrebbe essere espulsa con gli escrementi, ma Angela Köhler dell’istituto Alfred Wegener in Germania ha condotto degli esperimenti sui mitili, osservando che le nano-plastiche si conservano nei tessuti dopo la digestione. La plastica si radica nei tessuti causando infiammazione alle ghiandole digestive. Le infiammazioni causate dalla plastica possono sfociare in situazioni patologiche come il cancro: più i frammenti sono piccoli, più sono pericolose.

Ecco perché il vero mostro del mare è la plastica abbandonata e non la plastica in sé stessa.

N.B.

Ti ricordo che se vuoi verificare dati in tempo reale relativi alla qualità dell’aria e degli inquinanti, nonché consultare il database per la raccolta differenziata o altri dati statistici, puoi visionare la sezione LIVE

ok, vediamo il video completo