Prestiamo attenzione, come spesso accade, su ciò che i media ci propongono continuamente, mentre indagini come quella condotta dalla trasmissione RAI, Presa Diretta, rimangono spesso ai margini del grande pubblico: siamo la terra dei pesticidi e non ci rendiamo conto dei pericoli che corriamo.
Il programma in questione risale agli inizi del 2019 e ne vedremo due spezzoni significativi al termine del post.
La terra promessa dei pesticidi
L’Italia è la terra dei pesticidi, se ne consumano qualcosa come 116.000 tonnellate l’anno, l’equivalente di 57.000 tonnellate di principi attivi. Una superficie pari ad un terzo del paese è potenzialmente esposta a questi trattamenti e siamo il terzo paese in Europa per consumo.
Sono forse vietati?
La risposta è no. Sul sito di EFSA, alla voce “Livelli massimi di residui“, si afferma quanto segue:
“I residui di pesticidi, derivati dall’impiego di prodotti fitosanitari (PPP) in colture destinate all’alimentazione umana e animale, possono rappresentare un rischio per la salute pubblica. Per tale motivo è stato stabilito un quadro legislativo esaustivo che definisce le regole per:
- l’approvazione delle sostanze attive impiegate nei prodotti fitosanitari
- l’uso dei prodotti fitosanitari
- i residui di pesticidi ammissibili nei prodotti alimentari”.
Per cui, vi è una normativa che monitora quantitativi ammessi, sostanze attive e residui ammissibili nei prodotti alimentari. L’ultima voce soprattutto, spaventa già di per sé, così com’è.
Nessuna legge vieta l’utilizzo dei pesticidi vicino ai centri abitati e così le abitazioni di prossimità se li ritrovano direttamente a ridosso delle proprie case.

Antiparassitari – Fungicidi – Disinfettanti – Spray
Spesso queste sostanze hanno gli stessi principi attivi dei pesticidi utilizzati in agricoltura. Gli insetticidi, per esempio, hanno come bersaglio i recettori del sistema nervoso degli insetti, che abbiamo anche noi. L’insetticida che usiamo contro gli afidi sulle piante ornamentali è un pesticida ritenuto tra i responsabili della diminuzione delle api.

Dove vanno a finire?
Dai terreni e dalle case, i pesticidi finiscono nelle acque. Nel fiume Ofanto, l’istituto di ricerca sulle acque del CNR, ha trovato i derivati tossici del DDT, l’insetticida più famoso al mondo contro la malaria, vietato in Europa da quarant’anni.

Alcuni di questi fitofarmaci sono estremamente persistenti, afferma Vito Felice Uricchio, direttore dell’Istituto Ricerca Acque del CNR, e tendono a durare parecchi anni. In molte parti del mondo, soprattutto in Africa, ove è presente ancora la malaria endemica, si obbliga l’uso del DDT. Quando importiamo tessuti da quelle aree, importiamo anche il DDT. Lavando quei capi, rilasciamo l’insetticida nelle acque e questo poi può contaminare i prodotti agroalimentari e l’acqua.
La terra dei pesticidi. Quanti fitosanitari si vendono in Italia?
Innanzitutto, come definizione, un fitosanitario è un prodotto usato per difendere le piante dall’azione dei parassiti animali e vegetali.
Dal 2002 l’utilizzo dei fitosanitari è diminuito, tuttavia – afferma sempre il dottor Uricchio – il livello di fitofarmaci nelle acque non è diminuito e sono aumentati del 20 % sulle acque superficiali e del 10 % nelle acque sotterranee.
Come è possibile?
Può essere dovuto ai tempi che il fitofarmaco impiega per raggiungere le acque o – più probabile – al commercio di queste sostanze attraverso canali illegali.
La terra dei pesticidi – Le acque
Più della metà delle acque superficiali e un terzo di quelle sotterranee è contaminato da pesticidi, ma il dato più inquietante sono i 259 principi attivi che ISPRA ha trovato nelle acque.
Di queste miscele nessuno può conoscere la potenziale tossicità, perché la legge stabilisce i limiti solo sulle singole sostanze.

“In una singola mela si possono trovare fino a dieci residui di singoli pesticidi diversi e ognuno di questi, presi singolarmente, è dentro i limiti stabiliti dalle normative” sostiene Gemma Calamandrei, direttrice di “Scienze Comportamento Salute Mentale ISS“.
I residui di pesticidi sulla frutta – ARPA Puglia
Otto residui di pesticidi trovati sulle ciliegie, fra gli undici e i quindici – a seconda del campione – trovati sulle fragole e quindici principi ritrovati sull’uva, quasi tutti fungicidi.



Su 1037 campioni analizzati da ARPA Puglia in un anno, quasi la metà presenta residui di pesticidi. Tra questi ce n’è uno, il Clorpirifos, che ricorre spesso. È uno degli insetticidi più utilizzati al mondo, bandito dall’Unione Europea da fine Gennaio 2020 (un anno circa dopo il servizio di Presa Diretta).
Cito testuale, dal sito “Il Fatto Alimentare“:
“Il clorpirifos, commercializzato per la prima volta nel 1965 dalla Dow Chemicals (oggi Corteva dopo la fusione con DuPont), è un insetticida organo-fosfato, e il suo utilizzo, molto diffuso su frutta, verdura e cereali, è stato associato a danni allo sviluppo intellettivo dei bambini, all’autismo e a danni al sistema endocrino“.
L’esperimento “Pesticidi dentro di noi”
Una famiglia romana è stata scelta per un esperimento sociale da Feder-Bio. Hanno prelevato a ciascuno di loro sangue e urine e le hanno mandate ad analizzare in un laboratorio di Brema.
I valori sono risultati alti per quasi tutte le sostanze cercate, comprese Glifosato e Clorpirifos; il valore di quest’ultimo era particolarmente alto in tutti i componenti della famiglia.
A questa famiglia sono bastati quindici giorni di dieta a base di cibo non trattato per vedere diminuire o addirittura sparire queste sostanze dal corpo.

Il Clorpirifos fa parte dei pesticidi organo fosfati. Per avere un idea del potenziale neuro tossico di queste sostanze, basti pensare che fanno parte della stessa famiglia chimica dei gas nervini.
Attaccano il sistema nervoso di acari, mosche, scarafaggi, iper-stimolando un neurotrasmettitore che produce anche l’uomo, l’acetilcolina, coinvolto in funzioni vitali come la contrazione dei muscoli e il battito cardiaco, oltre all’apprendimento e la memoria.
Il Clorpirifos abbiamo detto come sia stato bandito dall’UE da fine 2020, ma fino ad allora 870 tonnellate di Clorpirifos e Clorpirifos metile sono state vendute ogni anno nel nostro paese.
Il Clorpirifos non si degrada facilmente
Lo afferma Pietro Paris, responsabile della sezione sostanze pericolose della ISPRA, che spiega anche come questa sostanza poi si ritrovi nei fiumi, nei laghi, nelle acque superficiali. Si è quindi in presenza di una contaminazione e anche a bassissime concentrazioni è in grado di svolgere un’azione tossica sugli organismi dell’ambiente acquatico.
Vediamo di seguito i video integrali relativi alla terra dei pesticidi. Ricordo che i video sono stati realizzati dalla trasmissione RAI “Presa diretta” del 16/02/2019.