Gesticoliamo a nostra insaputa questo materiale praticamente tutti i giorni, perché è presente in quasi tutti gli apparecchi elettronici: telefonini, tablet, computer, telecamere e consolle per i videogiochi. Abbiamo – probabilmente – le mani sporche di Coltan perché, come spesso accade, dietro ai grandi business, il torbido va a nozze.
Che cos’è il Coltan
Ok, lo avrete già sentito dire in giro: Coltan è un nome che nasce dalle abbreviazioni congiunte dei nomi di due minerali, la Columbite e la Tantalite. Si trova principalmente in Australia, Brasile, Mozambico, Congo, Etiopia, Uganda e Ruanda. È un prodotto indispensabile per la produzione di svariati apparecchi elettronici.

Qualche esempio del suo utilizzo
Col Coltan si può dar vita a componenti fondamentali per l’industria, nei settori tecnologico, metallurgico, elettronico.
Si parla di condensatori di dimensioni ridotte, chip per i computer fino ad arrivare, con un altro componente derivante dalla Columbite, il Niobio, alla produzione di leghe per aumentare la resistenza alla corrosione degli acciai. E tantissime altre applicazioni, una su tutte a noi cara; il miglioramento dell’efficienza delle batterie di telefonini e computer.

Porta benessere ai paesi in cui si estrae?
La domanda è lecita, perché i paesi possessori di questi minerali dovrebbero vivere nell’agio più assoluto. Dal momento che molti produttori mondiali necessitano di questo prezioso mix di minerali, viene da pensare che tutto ciò abbia portato grande benessere nelle aree di estrazione.

Qualche dubbio a riguardo?
Lecito. Se è vero che i principali produttori sono Australia, Brasile e Mozambico, è anche vero che ciò che rende questo prodotto preziosissimo è l’alta concentrazione di Tantalite. E questa, ahimè, si trova anche e soprattutto nel Congo.
La zona interessata è principalmente quella del Kivu, vicina ad Uganda e Ruanda, e gruppi in conflitto tra loro si contendono questo “oro tecnologico“, senza esclusione di colpi.
Come sempre, quando il paese è molto povero e il sottosuolo molto ricco, qualcosa sfugge e la prepotenza si impossessa di tutto.
E le popolazioni locali?
Vengono evidentemente sfruttate, intimorite e costrette a sopravvivere come possono. Le guerre presenti in queste zone si intrecciano molto spesso quindi con la questione legata al Coltan, vuoi per i proventi incassati dai traffici semi-legali della sostanza, vuoi per gli scambi con organizzazioni criminali internazionali per ottenere armi in cambio.

Per cercare di arginare il traffico di Coltan proveniente da attività eticamente inaccettabili, il Centro Studi Internazionale Tantalio – Niobio, un ente che raggruppa produttori e intermediari, ha invitato i propri associati a non approvvigionarsi di materiale proveniente da certi territori.
Le mani sporche di Coltan – Una brutta storia
Mentre scrivo di questo argomento, non posso non provare un sentimento di tristezza, una sorta di smarrimento ed impotenza.
Sono sicuramente presenti sul mercato mondiale produttori corretti che nulla hanno a che vedere con certe dinamiche, e voglio sperare siano la grande maggioranza. Il rischio però di essere il fruitore finale di componentistiche di dubbia provenienza e di avere anch’io, come tanti, le mani sporche di Coltan, esiste.
E ancor peggio, mi chiedo quanti abbiano realmente interesse a cambiare le cose. A quanto andrebbero i prezzi di questi materiali, se le persone impiegate nelle estrazioni beneficiassero di tutele lavorative e di salari dignitosi?

A quanti fa realmente comodo la presenza di questa situazione e lo sfruttamento delle popolazioni locali?
Rimango con un punto interrogativo in sospeso e le mie mani – probabilmente – sporche di Coltan.
N.B.

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