Si parla di calo demografico, da più parti, come un disco vecchio che gira in loop. Per creare terreno fertile, è sufficiente non guardare oltre la punta del naso. Quando non si vuole affrontare una questione, basta rivoltarla un po’ e solleticare qualcosa che vada a toccare le credenze delle persone. Il popolo parte dal presupposto che il sistema nel quale si muove sia quello corretto e che, per sostenerlo, occorrono contribuzioni e persone al servizio. Quindi, il calo demografico locale, quello che mette in pericolo il sostentamento futuro, viene demonizzato, visto come un problema, un pericolo.
Il problema è… il calo demografico o il sistema nel quale ci si muove?
Veniamo al punto. Siamo in un grande condominio mondiale sovrappopolato, in cui gli inquilini sono più che raddoppiati in cinquant’anni. Sì, 3,7 miliardi nel 1970 – 7,95 miliardi al momento. Per chi vuole verificare, prego, cliccare QUI.
La specie umana, a causa di questi numeri, dei relativi consumi e dello sfruttamento che perpetra, è in pericolo. Siamo d’accordo almeno su questo? Lo si dice da anni, gli esperti mettono in guardia, e alla COP26 si è parlato anche di questo.
Il nostro condominio pertanto, produce montagne di rifiuti, gas velenosi, oltre a consumare più di quanto la natura è in grado di mettere a disposizione ogni anno. Scriviamolo in ogni post, perché le orecchie da mercante abbondano: la terra produce e noi consumiamo ogni anno quasi il doppio di quello che lei produce.
Un calo demografico che consuma il doppio di quanto produce la natura

Il dubbio verrebbe anche ad un bambino ancora privo di coscienza. In questo condominio, evidentemente, nelle famigerate riunioni periodiche, ognuno dà la colpa ad un altro, e nessuno capisce che il danno lo si sta facendo tutti insieme. E soprattutto, tutti insieme bisogna trovare una strada per uscire dal problema più incombente: il clima compromesso.
Ora, è pur vero che la gente è più spaventata da una guerra, che coincidenza comincia proprio in un momento in cui, il clima e relative malattie al seguito, stavano mettendo un po’ in secondo piano il mondo prepotente e bellicoso. O almeno, non in prima pagina, visto che guerre ce ne sono altre e ugualmente cruente.
Rimane comunque il fatto curioso: di fronte ad una catastrofe climatica annunciata, che metterà in pericolo l’esistenza della specie, i singoli condomini, continuano a fare i conti tra le mura del proprio appartamento, mentre fuori tutto diventa minaccia collettiva.
Facciamo uno strano esempio: in una famiglia di sei persone, due elementi “produttivi” se ne vanno e il problema locale diventa il calo delle presenze, perché ovviamente bisogna pagare l’affitto. Comprensibile preoccupazione, quei quattro rimasti avranno più costi. Nel frattempo, là fuori, il condominio tutto, con le abitudini dei suoi abitanti, rischia di piombare in una condizione climatica invivibile, mettendo a rischio la vita di tutti i condomini e di quelli che verranno. Perché? Perché il condominio è sovrappopolato, indisciplinato, inquina troppo, produce troppi rifiuti, consuma troppe cose, litiga sul pianerottolo eccetera, eccetera, eccetera…
Il problema della famiglia che ha perso due componenti, è dato dai costi fissi alla quale è sottoposta e dal sistema sociale concepito in un certo modo, non certo dal calo demografico in sé. Che peraltro è un fenomeno locale, una credenza data dalle convenzioni, non un fatto reale.
Calo demografico: il problema globale, chi lo risolve?
Lo abbiamo ripetuto mille volte: il pianeta, di tutti noi, se ne frega. Lui continuerà il suo corso, si rigenererà, a prescindere dalle specie che si succederanno.
Si può sentire parlare di calo demografico quando 8 miliardi di persone calpestano un suolo che cinquant’anni prima ne vedeva meno della metà? O forse pensiamo che il disastro ambientale rispetti i confini stabiliti dagli esseri umani?

Attenzione: sempre considerando i deserti che avanzano, i ghiacci che si sciolgono, i mari che si alzano e si scaldano, con tutte le conseguenze sulla vita costiera, marina, quindi alimentari, il problema idrico…tanto per dirne alcuni.
Quindi, il problema è la produzione e lo sfruttamento del territorio. Il problema è il mondo basato sull’accumulo e non sull’essenza. Non c’è rispetto altrui ne dignità in chi sfrutta un bene comune oltre il consentito. Il “consentito”, lo stabilisce il pianeta con le sue leggi, non il certificato rilasciato da un ente qualunque. È questo atteggiamento globale che ha portato il problema, non il calo demografico di alcune aree.
Calo demografico – Vediamo i numeri
Mentre sto scrivendo, anno 2022, nel mondo:
nati 55, 8 milioni
morti 23,4 milioni.
Siamo a maggio, è ipotizzabile che a fine anno il pianeta sarà abitato da una settantina di milioni di persone in più. Ciò significa che, complice le guerre in atto e l’inquinamento galoppante, la situazione generale sarà ulteriormente peggiorata.
Allora, ancora una volta, il gigante economico che ha portato la specie umana a trovarsi in pericolo, parla di calo demografico non per il problema in sé, perché la popolazione mondiale aumenta a ritmi sostenuti. Questo è un fake, come direbbero quelli moderni. Si urla ai quattro venti il “calo demografico” non tenendo conto del problema globale, di cui la popolazione e le sue abitudini ne sono le uniche responsabili.
Parte del mondo si ribella e lo farà senza armi
Nel mondo stanno avvenendo cose.
Oggi è necessario capire, a livello sociale, intellettuale e psicologico, quali sono i bisogni delle persone, i loro desideri, la loro sensibilità. Quale mondo vogliono? Siamo sicuri che non sia in atto una ribellione più o meno silenziosa e che questo sistema piaccia a tutti?
Siamo altresì sicuri che tutti vogliano ancora essere complici di un sistema volto alla produzione di quantità infinite di cose superflue e spesso inutili? Perché è tutta questa montagna di cose prodotte annualmente che sta creando il problema.
Bisogna cominciare ad istruire veramente le persone, ed intendo istruirle in modalità sostenibile, non come fatto finora, perché i risultati sono là fuori: nei fiumi inquinati, nelle bottigliette ovunque, nei PM2,5 che respiriamo. E poi, ascoltarle, capire i loro desideri, le loro necessità, sì, anche di maggiore libertà, e bisogna farlo senza imporre dogmi o critiche preconfezionate. A molte di queste, vivere seguendo certi canoni, non piace, ormai è evidente, ed è una tendenza mondiale a quanto pare in aumento. Se vuoi, puoi leggere qualcosa nel merito QUI.

Oggi dovremmo rallentare, perché è vero che abbiamo istinti animali, competitivi e prevaricatori, è la nostra natura. Ma abbiamo anche la possibilità di ragionare, e dobbiamo guardarci in faccia e capire che, se la specie è in pericolo, avviene solo e soltanto perché ognuno continua a fare i conti nel proprio orticello, con poca attenzione alle esigenze collettive. Se il condominio diventa inospitale, invivibile, ci rimettiamo tutti. E non conteranno più il numero delle nascite, la manovalanza per produrre pensioni e tutto quel sistema che conosciamo.
Quindi, invece di metterci di traverso, dobbiamo guardare in faccia la realtà senza ipocrisie e mettere in discussione gli stereotipi che hanno un solo scopo: farci smettere di pensare.
Utopia? In un mondo che produce armi invece di idee forse sì, lo è, ma vale comunque la pena di provarci.