Molte persone negano la scienza

Perché molte persone negano la scienza?

Nell’era tecnologica dei social, prendendo spunto da un interessante articolo di “Psycology Today” questo fenomeno diviene sempre più evidente: molte persone negano la scienza, e si scagliano contro qualsiasi cosa vada contro le proprie comodità, le proprie credenze.

Lo leggiamo tutti i giorni: accuse di complotti di ogni tipo, sanitari, militari, politici, climatici, di tutti i tipi possibili.

Un tempo, certo chiacchiericcio era per lo più materia da bar, diatribe tra piccoli gruppi di amici, argomenti proposti dalla bocca di qualche buontempone che cercava di attirare l’attenzione. Oggi invece, il fenomeno è diventato di massa, e con la tecnologia dei social network, fonte di contrasti, litigi e stress diffusi.

Questa in realtà è una domanda fuorviante, perché non può avere una risposta assoluta. Non può avere risposta netta e definitiva perché nessuno – o forse pochissime persone – negano o rifiutano totalmente la scienza.

Diciamo invece che sono un gruppo nutrito quelle che non credono a ciò cui fa comodo non credere.

Certa politica conservatrice mondiale, per esempio, così come certo movimento intellettuale legato ad idee conservatrici, non credono a prove scientifiche legate ai cambiamenti climatici causati dall’uomo. Non credono a innumerevoli prove scientifiche, eppure l’economia dei combustibili fossili che ha reso le loro vite così confortevoli è costruita su secoli di ricerca scientifica.

Molte persone negano la scienza

Eppure i telefonini con cui lavorano, giocano e comunicano, con cui fanno infiniti selfie, le automobili sempre più performanti con le quali si muovono, la domotica nelle loro case, sono tutti figli di una ricerca scientifica che ha portato benessere a tutti loro e comodità a non finire.

E allora perché la ricerca scientifica va bene quando fa comodo ed è menzognera quando va contro gli interessi personali?

La risposta potrebbe essere scontata, ma forse vale la pena guardare più a fondo.

Molte persone negano la scienza e lo psicologo australiano Matthew Hornsey è arrivato a dichiarare come ciò derivi da emozioni e bisogni psicologici profondamente radicati.

La spiegazione viene data attraverso la metafora dell’albero. I rami dell’albero rappresentano ciò che vediamo, ossia gli atteggiamenti antiscientifici.

Se noi forziamo la mano, attraverso un tentativo di educazione per esempio, sarebbe come tagliare con la forza i rami, i quali poi però ricresceranno.

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E ciò avverrà perché “la terra piatta“, oppure il “no convinto al cambiamento climatico” ed altri cose simili, sono nutriti dalle radici sottostanti di questo ipotetico albero che corrispondono a bisogni psicologici ed emotivi. E la persona, probabilmente, non è consapevole di tutto questo.

Hornsey, a tal proposito, individua sei radici alla base di questi atteggiamenti, che vediamo di seguito

Lo si accennava prima: difficilmente si trova qualcuno che neghi in toto il progresso scientifico. Telefoni cellulari, computer, Smart tv, elettrodomestici sempre più sofisticati, videogame sempre più realistici, ora anche l’intelligenza artificiale, fanno parte della vita di molte persone, soprattutto di quelle che hanno livelli di benessere importante.

Quando però una scoperta scientifica va ad intaccare qualcosa che in qualche modo riguardi certe categorie, ecco che si comincia ad esitare. Partono le critiche, l’ostruzionismo, le accuse, la ribellione, il ricorso al complottismo oscuro.

Che, per carità, a volte potrebbe perfino esistere in qualche caso, ma in queste situazioni diventa sistematico, automatico.

Quindi, siano essi conservatori che vogliono mantenere i loro privilegi, siano categorie di persone additate di responsabilità ambientali in quanto produttrici di beni che impattano sul clima, fatto sta che si mettono di traverso e rifiutano quanto la stragrande maggioranza della scienza sul clima affermi.

Per rafforzare questa forma di ostruzionismo scientifico, si aggrappano a quei pochi scienziati dubbiosi sulle responsabilità umane in materia di danneggiamento climatico, che quasi sempre però sono luminari in altri settori, non sul clima.

Anche qui però, a dire il vero, c’è qualche eccezione, perché ci sono alcuni studiosi del settore non allineati alla linea di pensiero prevalente. Il che è lecito e ci mancherebbe il contrario.

La domanda però è:

Possibile mai che l’IPCC, “The Intergovernmental Panel on Climate Change“, ossia il “Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico”, composto per l’appunto da esperti sul clima in rappresentanza di 195 paesi nel mondo, sia formato da complottisti cialtroni e disonesti, pilotati da chissà quale forza oscura con intenti malvagi?

La risposta pare scontata. Eppure, molte persone e alcuni media si aggrappano al dissidente di turno più o meno illustre, per rassicurarsi e additare il pensiero scientifico dominante come manipolato, torbido.

Una fetta della popolazione mondiale ritiene che il mondo sia governato da cospirazioni e vede sotterfugi in ogni dove.

Queste visioni sono supportate molto spesso da video virali che girano in rete e che rafforzano queste credenze, (situazioni perlopiù infondate, non dimostrate cioè da nessuna prova scientifica), ma raccontate e ripetute fino a renderle plausibili a chi va cercando quel tipo di informazione.

immagine tratta da informatori.it

Si va dai vaccini manipolati, alle scie chimiche, piuttosto che al “terra-piattismo” citato prima, fino ai documenti redatti da uno pseudo avvocato di fantasia, da pubblicare sui social per negare il consenso all’utilizzo delle fotografie personali. Chi più ne ha, più ne metta.

In realtà, le teorie del complotto servono a placare le ansie e il profondo senso di impotenza.

In ogni caso, avendo dei dubbi al riguardo, vi sono innumerevoli siti che agevolano la scoperta delle bufale in rete.

Quando una persona cresce e si identifica con delle credenze (e qui si potrebbe aprire un capitolo), si arriva a rifiutare qualsiasi argomento proposto dalla scienza che vada in contrasto con queste ideologie. Non dimentichiamo che, le credenze, sono spesso fonte di salvezza per le persone, e rinnegarle potrebbe far crollare le impalcature sulle quali ci si è arroccati.

Molte persone che negano la scienza acquisiscono così una specifica “identità sociale“, ossia quel qualcosa che definisce chi sei in base al gruppo al quale appartieni. Una volta trovato conforto in un gruppo che condivide le tue stesse credenze, non puoi ovviamente più negare questo tuo credo, pena l’esclusione.

In pratica, se si appartiene ad un gruppo di fantasia che chiameremo “quanto fanno bene alla salute le lasagne”, si parlerà sempre bene delle lasagne ed usciranno perfino grottesche filosofie a riguardo delle proprietà dietetiche. Buonissime sì, dietetiche, insomma.

Qualora venga la malaugurata idea di andare contro al pensiero comune del gruppo, scatterebbe sicuramente una espulsione, oltre a critiche e quanto di peggio. E questo perché la critica perpetrata, magari fondata, scientifica, andrebbe ad intaccare le fondamenta della credenza alla quale tutti si aggrappano per non sprofondare nelle proprie ansie e frustrazioni.

L’identità personale definisce chi sei. Nel sostenere la credenza, la cospirazione, si manifesta quel retrogusto di disadattamento sociale che porta a rifiutare la scienza (sempre quella che fa comodo rifiutare) per creare una sorta di nuovo sé, l’individuo che, a sentir lui, “ha capito l’inghippo, il trabocchetto”.

Tutto ciò con il fine ultimo di migliorare l’autostima.

Tra parentesi è stato specificato “il rifiuto della scienza che si vuole rifiutare”. In che senso? È di gran moda – per esempio – il ricorso a tante cosiddette “medicine alternative”, sulle quali bisognerebbe aprire un altro maxi capitolo. Per il momento, sorvoliamo.

Molte persone negano la scienza

Per spiegare però questo rifiuto selettivo della scienza da parte di alcuni, l’esempio del ricorso alle cure alternative è molto utile.

Quando una persona ricorre ad espedienti di vario tipo, nella maggior parte dei casi pillole o infusi privi di efficacia provata scientificamente, e definiti “naturali” ( tra l’altro quasi sempre venduti sottolineando l’inattaccabile mantra “senza controindicazioni”), lo fa perlopiù nei confronti di quei malesseri cosiddetti “Fluctuating“, ossia quelli che, con un po’ di pazienza, passano da soli. È competenza del nostro sistema immunitario innato, basta lasciarlo lavorare.

Il conforto però dato dall’operatore di turno, piuttosto che l’idea di questa natura priva di controindicazioni che agisce a proprio favore, porta la credenza a consolidarsi.

Il punto però è questo: quando ci si ammala seriamente, quando si è in pericolo, quando si soffre davvero, le credenze vanno un po’ in vacanza e momentaneamente non valgono più, e si ricorre ai farmaci tradizionali e alla medicina classica (con tutti i suoi limiti naturalmente).

Sappiamo come, una delle emozioni primarie, sia legata al disgusto, e ad un parente stretto che riguarda le contaminazioni. L’esempio portato da Hornsey per esempio, riguarda il disgusto e le ansie relative a procedure mediche ed ospedali, irrazionalmente legato al movimento contro i vaccini.

In uno studio, è stato chiesto alle persone quanto fossero schizzinosi relativamente ad aghi e schizzi di sangue.

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Ebbene, maggiore era il disagio dichiarato, maggiore era la loro attitudine ad essere contrari alla vaccinazione.

Quindi, pubblicamente si protesta contro i produttori dei vaccini, ma – sostiene Hornsey – è più probabile che si tratti di una razionalizzazione della paura (irrazionale) di contaminazione.

La credenza, la cospirazione, oltre a rafforzare la propria identità personale, restituisce anche una identità sociale. Ne nasce una sorta di “noi sappiamo, e voi no” che si alimenta all’interno del gruppo di appartenenza, senza prove reali e sostanziose da esibire e senza soprattutto di volontà di confronto con l’esterno, se non per rivendicare insindacabilmente il proprio credo.

Educare pertanto i credenti sulla fallacità delle loro convinzioni è una partita persa in partenza. L’unica strada percorribile è data dall’inquadrare la comunicazione per far si che ruoti intorno alle radici emotive delle loro convinzioni.