Proclami ad effetto serra

Proclami ad effetto serra

Ormai da più parti lo si sente dire: i problemi climatici richiedono interventi drastici e mirati. Più che un monito sembra quasi uno slogan alla moda; se ne parla come si trattasse di una nuova opportunità di marketing e lo si affronta come un pericolo che però non è possibile quantificare con esattezza. Pertanto, una volta ribadito il concetto, la coscienza è a posto e si continua come niente fosse, cavalcando le abitudini. Finora i proclami sono stati “ad effetto serra“, perché i livelli di CO2 sono andati negli anni sempre crescendo e le parole sono rimaste troppo spesso, per l’appunto, solo parole.

Chi è causa del suo mal…

Duemila anni fa circa, un famoso predicatore ci provò ad inculcarci una dottrina: era una persona semplice, parlava di amore, di rispetto per il prossimo, di pace, di non violenza. Parlava dell’unica ricchezza vera e possibile, quella spirituale, mettendoci in guardia dalle trappole dell’ego, della materia, del possesso e delle prevaricazioni. Nulla da fare, l’uomo ha snobbato e manipolato il suo credo originale, accettando nel quotidiano violenza e sopraffazioni.

Proclami ad effetto serra

Nel nome dell’avere, del possesso, della ricchezza materiale, abbiamo cominciato a spolpare il nostro habitat, fare guerre ed uccidere senza pietà.

Da dove proviene ogni ricchezza materiale

Prendiamo questa grande sfera che chiameremo Terra, preleviamo da essa materie che chiameremo “prime“, e trasformiamole in qualcosa che possa tornare utile nella vita di tutti i giorni. Questo è il riassunto banalizzato dell’iter che porta poi alla ricchezza materiale.

Nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma” dice la legge di conservazione della massa di Lovoisier.

In effetti, non creiamo realmente nulla, ma trasformiamo qualsiasi cosa partendo dalla terra, dall’acqua, dall’aria e dal sole. Queste operazioni umane danno luogo a prodotti necessari e basilari per il nostro quotidiano vivere, ma anche tanti altri del tutto superflui, non vitali.

Proclami ad effetto serra

Peccato che la Terra non sia realmente di nessuno e dovrebbe anzi essere il luogo dove circa otto milioni di specie diverse si rispettano e cercano di vivere in armonia ed equilibrio. Un equilibrio talvolta anche crudele, certo, ma previsto in natura.

L‘uomo invece, convinto di essere al vertice di una piramide evolutiva, si è impossessato senza chiedere permesso delle risorse disponibili e ne ha fatto quello che ha creduto, da sempre, da quando è comparso sul pianeta circa duecentomila anni fa. Sarebbe da fare una ricerca approfondita sulle origini della proprietà privata nella protostoria, ma temo che le prime suddivisioni terrene abbiano dovuto fare i conti con prepotenze di vario genere.

Che farne di queste materie prime?

Prima di arrivare ai nostri contemporanei proclami ad effetto serra, dobbiamo capire questa corsa alle materie prime che cosa ha comportato. Abbiamo già detto che, un conto è adoperarsi per qualcosa di essenziale e rispettoso di tutto l’ecosistema, un altro è basare la vita solo ed esclusivamente sulla rincorsa impazzita ai consumi ed al lavoro. A proposito di economia e lavoro, puoi leggere qualcosa di stimolante QUI, sui significati originali di queste due parole.

Nel nome dell‘economia e del lavoro, abbiamo dimenticato gli insegnamenti di quel famoso predicatore citato prima e di tanti altri illuminati e abbiamo dato luogo a tutte le nefandezze possibili e immaginabili.

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Pertanto, il resoconto finale di quanto sopra accennato può essere così riassunto:

  • Appropriazione delle materie prime
  • Distruzione di altre specie e degli habitat
  • Corsa alla produzione smodata non sostenibile, con tanto di guerre periodiche a corredo
  • Esistenza basata solo sul possesso di qualcosa e non sul valore della vita in quanto tale
  • Allarme climatico planetario che oggi minaccia la sopravvivenza della nostra specie.

Proclami ad effetto serraQualche monito storico

Non possiamo quantificare precisamente quante morti abbia portato nel tempo l’inquinamento e la corsa selvaggia ai consumi. Sono tante, tantissime, molte di queste dirette e molte indirette, i famosi effetti collaterali. Possiamo però cogliere la radice egocentrica dell’uomo che ha portato ad accantonare gli insegnamenti di quel signore vissuto duemila anni fa, abbracciando per contro ogni sorta di vizio e competizione.

Come accennato, la storia è piena di individui che hanno provato a pungolare la specie umana. Hanno cercato di responsabilizzarla e svegliarla dal falso mito del possesso e della competizione tra simili. Citerò di seguito i pensieri di un paio di questi personaggi.

Il primo pensiero che voglio condividere è il seguente:

Il mondo impazzisce nello spargere sangue reciprocamente e l’uccisione, considerata un crimine quando le persone la compiono singolarmente, è chiamata virtù se compiuta in massa. La moltiplicazione della ferocia rende i criminali impunibili“.

Questo elaborato così attuale è di Caecilius Cyprianus, detto Cipriano, vissuto nel terzo secolo dopo Cristo.

Il secondo pensiero invece, più corposo, è il seguente:

Non le armi, non le persone armate, a piedi o a cavallo, difendono i tiranni, ma, difficile a credersi, tre o quattro persone; queste lo sostengono e tengono per lui tutto il paese schiavo. L’ambiente che circonda il tiranno è stato composto sempre da cinque o sei persone che conquistano la sua fiducia e sono ricercate da lui stesso; per essere complici delle sue atrocità, compagni dei suoi piaceri, organizzatori dei suoi godimenti e partecipi delle sue rapine.

Questi sei ne hanno seicento che obbediscono loro e che sono trattati da loro, così come i sei sono trattati dal tiranno. I seicento ne sottomettono seimila, che hanno innalzato e ai quali hanno dato il governo delle provincie o degli affari finanziari; tutto questo per essere da loro serviti nella loro avidità, cupidigia e ferocia. Si aggiungono le persone della corte, e chi ha voglia di osservare questa rete, si accorgerà che non solo questi seimila, ma centinaia di migliaia, milioni di persone sono incatenate con il tiranno. Perciò vengono moltiplicati i posti di lavoro a sostegno del tiranno. E tutte le persone, che occupano questi posti di lavoro, hanno il loro profitto e da questo profitto sono legate ai tiranni e le persone che si avvantaggiano della tirannia sono moltissime, quasi quanto quelle che si rallegrerebbero della libertà“.

Bene, questo elaborato è invece opera di Etienne de La Boétie, scrittore francese del 1500 e vissuto anche lui curiosamente solamente trentatré anni come il più illustre predecessore.

Perché allora parliamo di proclami ad effetto serra?

Pare fin troppo evidente che il problema ambientale sia frutto di una politica socio economica fallace, un sistema che ha avvantaggiato materialmente poche persone. Le masse si sarebbero dovute ribellare a tutto ciò, e invece, nel nome di strampalati ideali laboriosi ed emotivi che oggi scopriamo essere distruttivi, si sono assoggettate.

immagine tratta da dailymuslim.it

Ora, che fare? Come ritrovare dignità e allo stesso tempo restituire a chi verrà un mondo ospitale e più pulito? Qui, nel nostro piccolo, proviamo a stimolare riflessioni facendo ricorso anche al credo ed al sapere di professionisti che si occupano del pianeta, studiandone gli andamenti. Sempre qui sponsorizziamo le conoscenze degli esperti e sottolineiamo l’importanza di dare spazio nei media a queste persone, perché stimolino il popolo a capire la grande illusione che ci sta portando al baratro.

È necessario un cambio paradigmatico immediato

Da più parti sentiamo manifestare la volontà di cambiare le cose, ma mantenendo fede a quanto abbiamo intrapreso finora come collettività.

No. Devono cambiare gli uomini, singolarmente, interiormente, per dare origine ad un miglioramento collettivo.

Lev Tolstoj

Blaise Pascal

Ce ne parlava più di un secolo fa con grande lucidità perfino Tolstoj e ancor prima Pascal nel diciassettesimo secolo. A tal proposito vorrei riportare due pensieri filosofici di quest’ultimo:

L’uomo che pensa ragionevolmente, innanzitutto pensa al perché dell’esistenza, pensa alla propria anima, a Dio. Osservate invece a che cosa pensa la gente mondana, a tutto meno che a questo. Essa pensa alla danza, alla musica, al canto e a piaceri del genere, pensa agli edifici, alle ricchezze, al potere; invidia la posizione dei ricchi e dei re. Ma non pensa affatto a ciò che significa essere uomini“.

E ancora:

Alcuni cercano il bene e la felicità nel potere, altri nella scienza, altri ancora nella lussuria. Invece le persone che veramente sono prossime a raggiungere il proprio bene, capiscono che esso non può consistere in cose che alcuni possono possedere e altri no. Esse comprendono che il vero bene dell’uomo è tale che può esser posseduto da tutti, senza divisione ed invidia, tale che nessuno lo possa perdere, se non vuole“.

Vivere decorosamente, produrre ed inquinare di meno, rispettare l’habitat

Potremmo partire da qui, da un gesto d’amore verso il pianeta che ci ospita. Come abbiamo visto nell’articolo “Calare la CO2 o i consumi?”, se a metà anno circa consumiamo tutto quello che il pianeta produce globalmente in quell’anno, è chiaro come il problema sia duplice:

  • Si produce troppo
  • Si inquina oltre il consentito.

La soluzione è certamente complessa da attuare, ma concettualmente banalissima:

  • Produrre di meno con più qualità
  • Consumare di meno e con più attenzione

Se tutto ciò è vero e necessario al salvataggio della nostra specie, è allora sempre più evidente come la nostra società debba essere basata sul produrre essenza e garantire un reddito a tutti gli esseri umani che la popolano.

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Le persone necessitano di un reddito svincolato dal lavoro (che deve giocoforza calare) per vivere decorosamente, dedicando poi parte della loro vita allo svolgimento di opere essenziali. Se devono fare qualsiasi cosa per sopravvivere, è evidente come poi consumi e produzione si impennino e l’inquinamento galoppi. Il reddito garantito invece, rallenterebbe il nostro sistema produttivo impazzito e distruttivo, aiuterebbe il pianeta e i suoi abitanti a respirare nuovamente e scrollerebbe di dosso quella paura del non farcela che colpisce milioni di persone, con conseguenze varie anche sulla salute degli individui.

Questo potrebbe essere realmente un primo riallineamento a quell’amore puro, semplice e purtroppo inascoltato, predicato in passato dagli uomini illuminati; questo, soprattutto, porterebbe un reale cambiamento ambientale che non può e non potrà realizzarsi mantenendo fede alle solite abitudini sociali che lo hanno finora drammaticamente danneggiato.

Agli sterili proclami ad effetto serra pronunciati al vento sarebbe ora veramente di dire basta. Siamo però pronti noi, singoli individui, a cambiare veramente le nostre esigenze e le nostre abitudini?

N.B.

A tal proposito, puoi fare il test sull’impronta ecologica alla sezione LIVE e vedere quanto le tue abitudini quotidiane impattino in tema di inquinamento.