Senza dilungarci in corposi preamboli, vediamo per sommi capi quando una produzione può definirsi biologica.
I Regolamenti
Per cominciare, le produzioni biologiche seguono i regolamenti REG.UE 848/2018 e REG.UE 1584/2018.
Parlando di prodotto biologico dobbiamo considerare i prodotti di origine animale e vegetale. Si devono preservare la sostenibilità e la circolarità, intendendo con quest’ultima il ricircolo degli scarti; invece di utilizzare i fertilizzanti, si utilizzano le deiezioni animali, facendo sì che i residui organici tornino alla terra e si ristabilisca equilibrio tra animali e ambiente.

Ricordate il legame tra bestiame e terra alla base della parola economia? Se vi siete distratti, riguardatevi il post.
Quando una produzione è biologica? La Biodiversità
Sappiamo che la monocoltura è una pratica che porta a coltivare una sola specie in un’area di terreno. Questa pratica provoca problemi agli ambienti locali e applicata su larga scala, ovviamente al pianeta.
Un habitat sano è composto da tante specie e in passato si faceva ricorso alle rotazioni delle colture. In queste aree quindi vi erano animali autoctoni, più resistenti, alberi, piante, insetti, batteri e funghi, tutti funzionali al sistema.

Questa condizione protegge l’habitat.
Gli insetti e gli erbivori tengono sotto controllo le piante, serpenti e rane per esempio tengono sotto controllo gli erbivori; funghi e batteri si occupano degli animali morti e delle piante e scomponendoli, riportano le sostanze nutritive al suolo. Le lucertole predano gli insetti nocivi e così via.
È un ciclo meraviglioso, perfetto.
Però…dobbiamo fare i conti con le monocolture
La diversità non è contemplata nelle monocolture e questo va a danno dell’ecosistema. Qui non vi sono diverse tipologie di animali, piante o batteri. Quando una tipologia di insetti cresce a dismisura, è perché non è presente alcun predatore che ne limiti la presenza.

Nella monocoltura pertanto mancano i nutrienti naturali e l’equilibrio che porta fertilità, pertanto si ricorre all’utilizzo di prodotti chimici.
Si utilizzano quindi i fertilizzanti che non sono un problema insormontabile di per sé, se non fosse per il fatto che le monocolture, modificando la chimica del terreno, ne richiedono dosi importanti.
Monocolture, fertilizzanti, e quando piove, che succede?
Succede che i fertilizzanti con la pioggia possono finire nella rete idrica e nei fiumi; le alghe e i batteri quindi aumentano, consumano ossigeno e per esempio, i pesci muoiono.
E c’è anche un problema di consumo d’acqua…
Oggi non sempre – per non dire raramente – si vedono piante di copertura nelle “monocolture”, che servono ad ostacolare l’evaporazione dell’acqua dal terreno. Pertanto, bisogna attingere più acqua con conseguenze su fiumi, corsi d’acqua e fauna e flora locale.

Il benessere degli animali nel mondo biologico
Ci si chiedeva quando una produzione è biologica. Tra i tanti fattori necessari al raggiungimento del risultato finale, il benessere degli animali è importantissimo. Nelle normative sopra citate, gli animali devono poter avere accesso a prati, pascoli e devono potersi comportare secondo la loro natura.

Vorrei chiamare il tutto con una parola: rispetto.
Devono essere nutriti con autoproduzione per almeno il 50% del totale e sono banditi dall’alimentazione gli organismi geneticamente modificati (OGM).
Per garantire il consumatore, gli animali debbono essere vaccinati; i piani vaccinali, antiparassitari, sono obbligatori.
I controlli del MIPAAF
Il Ministero delle politiche agricole e forestali controlla la filiera della produzione biologica.
È importante sottolineare che il valore aggiunto della produzione biologica risiede nel rispetto della biodiversità animale e vegetale, e quindi del pianeta e della natura nel suo complesso.
Il nostro pianeta attua meccanismi perfetti fintanto che non viene violentato da scorciatoie e procedure che non ne rispettano il suo equilibrio.

Produrre biologico è pertanto un atto responsabile nei confronti del consumatore, della nostra casa comune e di tutte le diversità che la popolano.