Proviamo a liberarci per un attimo dalle catene dei luoghi comuni, dalle credenze, dalle convinzioni assolute, per vedere se, il reddito base universale incondizionato (Universal Basic Income – UBI o Reddito Base Universale – RBU) può essere una soluzione sociale adatta ai tempi che corrono. Siamo in Italia, da qui in avanti lo chiameremo per comodità RBU.
Cos’è il Reddito Base Universale
Il reddito di base universale (RBU) è una misura che garantirebbe a tutti i cittadini di un paese, in maniera universale ed incondizionata, un’entrata economica minima e sufficiente a coprire le spese essenziali per vivere dignitosamente.
L’obiettivo di una politica di questo tipo è quello di assicurare a chiunque una soglia di sussistenza minima, per fronteggiare le sfide economiche, sociali e ambientali del presente e del futuro.
Differenze con il Reddito di cittadinanza
Il RBU si differenzia dal reddito di cittadinanza o dal reddito minimo garantito, in quanto non richiede nessun requisito di reddito, patrimonio, occupazione o partecipazione a progetti di inclusione sociale per riceverlo.
Inoltre, il RBU non sarebbe soggetto a tassazione o a riduzione in caso di altri redditi o benefici sociali.
Ultima cosa importante, che differenzia i redditi condizionati al lavoro da quelli non condizionati al lavoro, come potrebbe esse il RBU:

Il percettore del Reddito di Cittadinanza o similare (diverse sigle in Europa), può essere portato a non accettare un lavoro sottopagato per paura poi, qualora vada male, di perdere il sussidio o di dover fare un lavoro mal pagato e mal gradito allo stesso prezzo del sussidio.
Diverso è il discorso per il RBU. In questo caso, l’attività si va comunque a sommare al reddito base, e rende appetibile anche lavori che, altrimenti, verrebbero snobbati.
Reddito di Base Universale – Alcuni vantaggi
Il RBU ha diverse motivazioni e vantaggi potenziali.
Innanzitutto, potrebbe essere un modo per contrastare la povertà e le disuguaglianze, garantendo a tutti una base economica stabile e sicura.
In secondo luogo, il RBU potrebbe essere un incentivo alla libertà individuale e alla creatività, permettendo alle persone di scegliere il lavoro che più si adatta alle loro aspirazioni e competenze, senza la paura di perdere il sostegno economico.

In terzo luogo, il RBU potrebbe essere una risposta alla trasformazione del mercato del lavoro causata dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione, che potrebbero rendere obsolete molte professioni e creare nuove forme di lavoro precario e flessibile.
Infine, il RBU potrebbe essere un modo per promuovere il rispetto per l’ambiente e la sostenibilità, riducendo la dipendenza dal consumo e dalla produzione intensiva e incentivando stili di vita più ecologici e solidali.
Ridurre i lavori sottopagati, il lavoro nero, i contributi e lo stress
Il Reddito Base Universale potrebbe portare un numero maggiore di persone a lavorare meno ore, riducendo in un solo colpo disoccupazione e disperazione sociale. Si potrebbero pertanto disincentivare i lavori sottopagati o pagati in nero, perché si andrebbe a ridurre il quantitativo di contributi da versare da parte del datore di lavoro.
E ultimo, ma non ultimo, anzi prioritario, abbassare lo stress e la paura di perdere il posto, la sicurezza economica, il timore di non farcela (che può capitare da un momento all’altro anche a coloro che oggi ridono a margine di queste notizie) è un toccasana per la salute e per il tempo maggiore da poter dedicare agli affetti.
Pensate a quante famiglie non possono seguire i figli nel periodo di vita in cui ne hanno più bisogno, per via degli impegni lavorativi? E guardate che poi, riparare a quelle mancanze, spesso può divenire complicato
Criticità? Sì certo, come in tutte le cose della vita
Tuttavia, il Reddito Base Universale presenta anche diverse sfide e criticità.
Prima di tutto, il RBU richiederebbe una riforma radicale del sistema fiscale e della spesa pubblica, per trovare le risorse necessarie a finanziarlo e per evitare effetti distorsivi o disincentivanti sul lavoro e sull’economia.
E ancora, il RBU dovrebbe essere adeguato al contesto sociale e culturale di ogni paese, tenendo conto delle differenze del costo della vita, delle aspettative dei cittadini e dei valori condivisi. Tenendo vero il concetto di fondo, le necessità degli italiani possono differire da quelle degli svedesi.

Il RBU dovrebbe poi essere accompagnato da altre misure di politica sociale ed economica, per garantire l’accesso ai servizi essenziali come la salute, l’istruzione, la cultura e la partecipazione civica.
Infine, il RBU dovrebbe essere oggetto di un ampio dibattito pubblico e di una sperimentazione rigorosa ed empirica, per valutare i suoi effetti reali sul benessere individuale e collettivo.
Reddito Base Universale, alcuni esperimenti nel mondo
Alcuni programmi pilota limitati sia in termini temporali che territoriali sono stati sperimentati, affidandosi a risorse differenti, anche private, per elargire un assegno mensile.
Il tutto per monitorare la qualità di vita delle persone, l’impatto che una misura tale può portare, oltre ai costi da sostenere per renderla generalizzata.
The Basic Income Earth Network – è il gruppo internazionale che si occupa dello studio e dell’applicazione del Reddito Base Universale nei vari Paesi del mondo.
Il primo dato che balza all’occhio fa decadere le critiche dei più scettici: non si è verificato il tanto temuto fenomeno del parassitismo collettivo.
Facciamo un esempio pratico utilizzando il paragone con l’organismo umano. Non è che se mi viene data una razione di cibo giornaliera o il necessario per pagarmi l’affitto, io essere umano perdo la voglia di potermi permettere un buon piatto di lasagne ogni tanto, o una vacanza in giro per il mondo, una tappa a teatro o l’automobile nuova.
Per potermi prendere qualcosa in più, devo comunque fare qualcosa per la collettività. L’uomo è fatto così, è curioso, ha bisogno di fare, di gratificarsi in qualche modo. Poi ci sono le eccezioni dirà qualcuno, ma quelle ci sono anche ora. Il vantaggio è però relativo al fatto che:
- Non sono più soggetto a sfruttamento o a ricatto
- Posso essere più sereno nell’intraprendere un’attività e fare ricorso a quelle energie creative che, spesso, sono inibite da varie forme di paura del perdere una entrata economica.
- Più importante ancora: se qualcosa mi va male, posso continuare a vivere comunque serenamente e cercare un’altra strada.
Vediamo le esperienze in giro per il mondo:
Reddito Base Universale – Finlandia
La Finlandia ha lanciato nel 2017 un programma sperimentale rivolto ai cittadini disoccupati. Duemila beneficiari di RBU selezionati a caso e, per ognuno, 560 euro al mese per un periodo di due anni.

L’esperimento è terminato nel 2018 e i risultati hanno mostrato che i beneficiari erano più felici, meno stressati. Il miglioramento più evidente dunque, quello relativo allo stato di salute.
Reddito Base Universale – Germania
Qui Mein Grundeinkommen ha iniziato nel 2020 un progetto di RBU partendo da donazioni private. Segue e valuta il progetto il German Institute for Economic Research. Ne beneficiano 120 persone, le quali ricevono 1.200 euro al mese per tre anni.

Reddito Base Universale – India
Il programma di RBU è stato provato tra il 2011 e il 2012, rivolgendolo a seimila residenti nella regione del Madhya Pradesh.
I risultati hanno evidenziato un miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, della nutrizione, ed anche la frequenza scolastica è aumentata.

A tal proposito, vi invito a leggere l’articolo “La povertà non è una mancanza di carattere“.
Reddito Base Universale – USA
Sono diversi gli esperimenti avviati negli Stati Uniti in materia di RBU, ma il più significativo resta quello effettuato con l’Alaska Permanent Fund ancora oggi in vigore.
Qui la situazione è particolare, in quanto ogni cittadino riceve una retribuzione ricavata dagli introiti ricavati dalle entrate del gas e del petrolio americano. La cifra oscilla tra i 1000 e i 2000 dollari al mese.

Ogni cittadino riceve una quota delle entrate del petrolio e del gas americano che varia tra mille e 2mila dollari al mese. I risultati del programma non hanno avuto alcun effetto particolare sull’occupazione, ma è aumentato il tasso di fecondità, incoraggiando le persone ad avere più figli.
Reddito Base Universale – Catalogna
Dal gennaio 2023 è partito un progetto pilota in Catalogna.
Circa 5.000 persone riceveranno il RBU: 2.500 sono state scelte a caso tra tutti i residenti della Catalogna e altri 2.500 corrisponderanno alla popolazione di due comuni specifici.

Durante i due anni di durata del Piano Pilota, i partecipanti riceveranno un pagamento mensile di 800 euro per adulto e 300 euro per i minori di 18 anni .
Verranno monitorate le condizioni di vita, l’uso dei servizi pubblici, la salute, l’impatto con la città e il lavoro, per provare a dimostrare come il Reddito Base Universale sia l’unica vera via per porre fine alla povertà e alla precarietà.
Il progetto elargirà circa 100 milioni di euro, e sarà a beneficio di chiunque abbia un reddito fino a 45000 euro lordi.
Reddito Base Universale – RBU – Conclusione
Il Reddito Base Universale o Universal Basic Income è una proposta innovativa e ambiziosa, che potrebbe rappresentare una soluzione per il futuro della società.
Tuttavia, il successo di questo strumento sociale dipende da molti fattori politici, economici e sociali, che richiedono una riflessione approfondita e una verifica empirica.
Il RBU non è una panacea o una utopia, ma una sfida da affrontare con responsabilità e visione.