Ormai il problema climatico richiede attenzione massima, a 360 gradi, anche per quanto riguarda le modalità di riscaldamento degli ambienti. È però veramente possibile riscaldare in modalità ecologica? Vediamo i principali sistemi utilizzati.

L’impianto è ecologico se:
- Non immette sostanze inquinanti o veleni
- Anche se sembra banale, non contribuisce all’emissione di sostanze responsabili del cambiamento climatico, vedi CO2
- Viene alimentato da una fonte rinnovabile
- Consente un effettivo risparmio energetico grazie all’elevata efficienza
- Una volta arrivato al termine del suo ciclo di vita, può essere smaltito e riciclato
Riscaldare in modalità ecologica – Tipologie
Abitualmente, noi agiamo su un termostato o su una rotellina magica che regola la temperatura; altre volte, semplicemente beneficiamo del calore emesso da una caldaia centralizzata senza poter comandare la temperatura.
In ogni caso, a monte vi è un impianto che lavora/trasforma l’energia messa a disposizione da una fonte primaria di calore.
Il sistema che abbiamo maggiormente conosciuto è quello per ossidazione con combustibili gassosi, solidi o liquidi. I combustibili, ricordiamone alcuni: gpl, gasolio, gas naturale, carbone etc…
Altro sistema è quello dell’energia elettrica, sia essa proveniente da pannelli solari che dalla rete. Troviamo inoltre l’energia geotermica, le biomasse, l’energia eolica e quella solare.
A proposito, se vuoi…
…puoi leggere l’articolo specifico dedicato alle principali tipologie di energie rinnovabili. Qui presteremo più attenzione all’energia per definizione, quella solare.
La fonte disponibile per eccellenza: il sole
È sempre stato là il nostro amico sole, alto, caldissimo. Era talmente evidente che fosse una fonte di riscaldamento, che nessuno ci faceva caso. Fintanto che, nel 1767, lo svizzero Haurace de Saussure inventò il primo collettore solare, una pentola nera per riscaldare l’acqua, utilizzata in viaggio dai pionieri americani per cuocere il cibo .
Il concetto si rifaceva ad un principio antico: se il sole colpisce un oggetto a specchio o chiaro, il sole e la sua energia vengono riflessi; se colpisce un oggetto scuro, la radiazione viene assorbita e il corpo si riscalda.
Fu poi nel 1891 che Clarence Kemp diede vita al primo scaldatore d’acqua ad energia solare, che divenne più moderno nel 1973 trasformandosi a tutti gli effetti nel primo pannello solare.
Energia gratuita (alla fonte)
Si diceva che, alla fonte, l’energia solare, non costa nulla ed è rinnovabile. Ma bisogna pur catturarla in un qualche modo, lavorarla, inglobarla, conservarla e distribuirla. Per cui, costa anche il sole.
Gli impianti passivi
In un sistema passivo, un insieme di tecnologie contribuisce a far sì che l’energia venga catturata, mantenuta e distribuita sotto forma di calore nell’edificio da riscaldare. Sono sistemi che sfruttano per lo più solo fenomeni naturali, quali per esempio, un buon isolamento e la ventilazione.

Un sistema passivo prevede un particolare collettore solare, ove il “fluido” scaldato sarà aria anziché acqua, che andrà poi a riscaldare l’area di destinazione. Per catturare i raggi, si abbinano una superficie captante trasparente con un’altra scura che li assorbe. A questi si aggiunge uno strumento di accumulo che assorbe il calore e lo distribuisce nell’edificio in cui lo strumento stesso è integrato.
Importante in questo sistema è lo scambio di calore per regolare l’umidità, il calore e la ventilazione; pertanto saranno fondamentali siepi, persiane, vetrate, vegetazione e quelle che per l’appunto nell’antica Persia erano conosciute come torri del vento.
Gli impianti attivi
In questo caso, pannelli catturano ed accumulano l’energia in arrivo dal sole sotto forma di calore e lo trasferiscono con un termovettore fluido (acqua) a termosifoni o a pannelli radianti.
L‘acqua nel circuito avrà una temperatura relativamente bassa nei periodi invernali, a causa delle radiazioni particolari ed intermittenti dei raggi solari. Si arriva al massimo sui 50 gradi ed è la temperatura ideale per la trasmissione del calore per irraggiamento. I pannelli radianti possono quindi essere nel battiscopa, nel pavimento, nel soffitto e sono pertanto gli impianti realmente ecologici.
Sono considerati un po’ più “forzatamente” ecologici anche gli impianti in cui sono previsti i termosifoni, dove il calore è trasmesso per lo più per conduzione e con minore efficienza. Infatti, per rendere possibile questo sistema, è necessario portare la temperatura fino a 90 gradi e pertanto bisogna ricorrere ad una caldaia a metano.
Per finire, le tipologie dei “connettori solari”
Vediamo quindi un breve indirizzo sulla scelta dei connettori solari (volgarmente detti pannelli) che possono soddisfare le diverse esigenze famigliari. I costi variano a seconda delle necessità, ma quantomeno è bene chiarire il bisogno che si vuole andare a soddisfare per riscaldare in modalità ecologica.
- Termici: servono ad immagazzinare energia termica, ma non producono energia solare. Con questo sistema – per esempio – riscaldiamo l’acqua nelle tubature per riscaldare l’ambiente e possiamo fare un bel bagno caldo, ma non si produce energia solare.
- A concentrazione: simile al pannello termico, utilizzano però un collettore. Riescono a produrre acqua calda anche quando il sole non batte sulle celle, proprio perché l’energia del sole viene convogliata verso il collettore. L’acqua può essere riscaldata ad alte temperature producendo perfino vapore.
- Fotovoltaici: in questo caso, le celle solari al silicio catturano i raggi e li convertono in energia elettrica pulita per soddisfare l’e varie esigenze dell’abitazione.


Una breve chiosa
Riscaldare in modalità ecologica si può, e questo dovrebbe essere uno dei primi obiettivi da raggiungere di ogni sistema politico. Questo significa che stiamo parlando di un obiettivo pubblico, un’esigenza collettiva, importante e imprescindibile, che non deve essere semplicemente agevolata con decreti, defiscalizzazioni o riservato a chi ne ha semplicemente le possibilità economiche. È già qualcosa, certo, è meglio di niente, ma tutto ciò deve diventare un obiettivo pubblico da perseguire a tutti i costi per il benessere di un sistema intero.

Ci sono milioni di case vuote e molte in condizioni non buone o fatiscenti e si continuano a costruire nuove abitazioni, in barba all’emergenza climatica.
Ove possibile, possiamo porre un freno e costruire il nuovo solo al verificarsi di certe condizioni:
- una volta raggiunta una percentuale significativa di ristrutturazioni avvenute
- dopo aver messo in sicurezza ed efficientato energeticamente il più possibile le abitazioni presenti
- una volta effettivamente occupate ed utilizzate dalle persone le case ristrutturate ed ammodernate. C’è qualcosa di “smart” nel lasciare milioni di case vuote e costruirne delle nuove?
- dopo censimento delle abitazioni vuote, che non devono superare sul territorio una certa percentuale sul totale delle abitazioni esistenti.

Chiaramente ci sono edifici molto vecchi e strutture cittadine strutturalmente problematiche, antiche, nelle quali non si possono fare miracoli, ma possiamo lavorare per migliorare ciò che è migliorabile.
Diamoci degli obiettivi concreti:
- ristrutturare le case esistenti
- metterle in sicurezza
- indirizzarsi verso l’energia pulita e il riscaldamento in modalità ecologica.
- Costruire il nuovo solo dopo aver bonificato il più possibile il vecchio
Non è lavoro essenziale questo? Non è forse un lavoro utile, necessario, etico, che coinvolge e stimola un intero settore? E soprattutto, non è un gesto finalmente concreto, coraggioso, verso l’ambiente e di riflesso, nel rispetto di noi stessi?
N.B.
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