“Siamo alla frutta” è il rapporto lanciato dall’Associazione Terra ed è uno slogan provocatorio per sensibilizzare sugli sprechi alimentari dovuti a normative e scelte della grande distribuzione che privilegiano l’estetica del prodotto a discapito dei produttori.
Bello non è sempre sinonimo di buono
Il commercio dei prodotti perfetti da un punto di vista estetico sta mettendo in ginocchio il settore produttivo della frutta e della verdura.

Le normative e le pratiche della grande distribuzione, volte a prediligere i prodotti belli da vedere, sta rendendo insostenibile il lavoro dei produttori; questi devono fare i conti sempre più con i cambiamenti climatici che influiscono sensibilmente sulle dimensioni e la forma delle pezzature.
Il clima e la perdita dei terreni coltivabili
A peggiorare il quadro descritto, bisogna considerare la perdita di aree coltivabili a causa dei cambiamenti climatici.
Ne sono particolarmente colpite: la produzione delle arance in Sicilia, delle pere in Emilia Romagna e del Kiwi, alle prese con una malattia dovuta probabilmente all’aumento delle temperature.
Il paradosso – 2021, anno internazionale della frutta e della verdura
In una situazione del genere, il paradosso: avere problemi produttivi in quello che è stato indicato dall’Assemblea generale dell’ONU come l’anno internazionale della frutta e della verdura.
L’intento è sicuramente nobile: favorire il consumo di frutta e verdura e limitare gli sprechi. Però, c’è un però…
Nel rapporto “Siamo alla frutta” si evidenzia come nei nostri frigoriferi entrino quasi solo ed esclusivamente prodotti che rispettano norme europee e standard di commercializzazione. Questo determina pertanto che i prodotti debbano essere alla visione belli, lucidi e di determinate dimensioni.
Ma la crisi climatica ha portato sempre più la produzione a divenire irregolare, con forme dei prodotti poco omogenee.

Crollo delle superfici coltivate e dei redditi
Come è possibile? Eppure gli scaffali sono sempre pieni di prodotti belli da vedere. Saranno anche buoni? Ognuno faccia le proprie considerazioni.
Quando i prodotti non rispettano determinate caratteristiche, vengono scartati a discapito di altri che vengono importati. Il consumatore trova le cassette piene e non può sapere quali disagi ci siano dietro a tutto ciò.
I prodotti ammessi rispondono al regolamento UE 428/2019 che potete leggere cliccando sulla dicitura.
Nel documento, si determina che i prodotti debbano essere ovviamente sani, puliti, integri e privi di parassiti. A questo, si aggiungono anche parametri estetici, come diametri e colorazioni della buccia.
Prodotti di prima e seconda scelta
I prodotti di seconda scelta, quasi mai presenti nei supermercati, sono assenti non tanto per la qualità inferiore, ma per il loro aspetto. Vengono destinati alle industrie produttrici di succhi di frutta o ai mercati dei paesi dell’est Europa.

Il rischio: gli agricoltori, costretti a vendere i prodotti di seconda scelta a prezzi stracciati, potrebbero decidere di farli cadere e lasciarli sul terreno.
Pertanto, le scelte del mondo della grande distribuzione condizionano tutto il settore e ovviamente la vita di tantissimi addetti ai lavori.
Per leggere l’articolo integrale e scaricare il rapporto completo dell’Associazione Terra, puoi cliccare QUI.
Il problema è pertanto serio, in un mondo che deve necessariamente ripulirsi, favorire il biologico e diminuire drasticamente lo sfruttamento del territorio.
Sarebbe bene guardare meno all’estetica e prediligere finalmente la bontà e il rispetto dell’ambiente.
E questo vale non solo per la frutta e la verdura…