Mentre ci dibattiamo tra guerre, crisi di governo, capricci burocratici e compagnia bella, lo zero termico sale sempre più in alto: 4800 metri.
Cos’è lo zero termico
In soldoni:
Lo zero termico è la quota in metri alla quale la temperatura dell’aria in libera atmosfera, cioè non influenzata dal terreno, passa da valori positivi a valori negativi.
Solitamente questo valore oscillava tra i 3200 e i 3500 metri in questo periodo. Ebbene, nelle ultime cinque estati è schizzato oltre i 4000 metri, laddove si trovano i ghiacciai.
Ce ne stiamo accorgendo tutti che l’allarme lanciato negli ultimi cinquant’anni dai climatologi non erano le panzane di quattro burloni incalliti, come qualche buontempone ha cercato e cerca sempre di farci credere.
Piccola nozione di psicobiologia
L’uomo è una bestia, per giunta strana. L’uomo ha bisogno del conforto immediato, della verifica di una determinata situazione per prestarvi attenzione, per credervi. Non risale mai troppo a priori, ma si sofferma sul finale, presta attenzione a ciò che accade alla fine.
Se qualcuno ruba, l’uomo è portato a giudicare l’atto in sé, quello che lui ha stabilito essere fuori dalle regole; non si preoccupa di cosa ha portato il ladro a rubare, non gli interessa il vissuto, le motivazioni, la sua vita complessa. Si, qualcuno dirà, abbiamo previsto le attenuanti. Resta il fatto che l’uomo giudica l’ultimo atto, ciò che è vicino all’evento.

Se qualcuno gli dice che il fumo fa male e lui è un fumatore incallito, non vi presterà troppa attenzione, perché l’effetto non è riscontrabile in tempi brevi. Se si ammalerà, sarà portato a considerare innumerevoli fattori corresponsabili della malattia, tra i quali anche il fumo ovviamente.
Diverso sarebbe se, ad ogni boccata di fumo aspirato, una tosse soffocante gli togliesse il fiato. Allora, e solo allora, si convincerebbe del fatto che il fumo nuoce gravemente alla sua salute, famoso slogan tanto snobbato da chi fuma. Proprio per quanto sopra detto.
La stessa cosa avviene con l’allarme lanciato dai climatologi da almeno mezzo secolo.
Zero termico sempre più in alto – L’uomo, si diceva
Come già ricordato in più occasioni, che il pianeta faccia quello che gli pare, non ci sono dubbi. Del nostro solletico, della nostra ottusità, lui non si preoccupa. È in una fase infiammatoria, e come ogni organismo, in quella fase si appresta a curare le ferite. Sputerà fuori “ogni virus e batterio” metaforico che gli causi problemi. Noi potremmo essere tra quelli.
Ora, agli appelli decennali lanciati dagli esperti, il nostro mondo delle regole e della competizione ad ogni costo ha pensato bene di non prestarvi particolare attenzione.
Certo, ora il problema è più focalizzato, ci sono tante iniziative, aziende e persone virtuose nel mondo che tentano di mettere pezze ricorrendo ad ogni forma di energia pulita e riduzione dei rifiuti.
Ci sono – e per fortuna – brave persone a questo mondo, grandi cuori, gente responsabile.
Resta però il fatto che nessuno vuole rallentare, perché oggi l’esigenza principale sarebbe quella di frenare bruscamente e ridurre il consumo delle risorse.
Comincia tu. No, fallo prima tu. No, se non lo fai tu io non lo faccio…
Qualcuno forse dice con convinzione che bisogna rallentare? Chi, tra coloro che ci rappresenta, batte i pugni su qualche tavolo importante e dice con forza che, se continuiamo a consumare risorse più di quanto la terra è in grado di riprodurre ogni anno, siamo destinati a fare una brutta fine?
Inquinamento, malattie, temperature alle stelle, non sono forse abbastanza per aprire gli occhi? Evidentemente, no.

Noi facciamo le guerre, i capricci, ci occupiamo di futilità, di biliardini che evadono il fisco e la sete di potere non sembra rallentare di fronte a nulla. Non ci si ferma a pensare, non c’è nessuna forma di altruismo e rispetto verso chi verrà dopo di noi. Nessuna. Si continua a parlare di crescita mentre la pianura padana sembra stia studiando per diventare un deserto, i fiumi sono secchi e i ghiacciai si sciolgono con le conseguenze che sappiamo.
Nell’emergenza ricorriamo nuovamente al carbone, con la clausola emergenziale che pare garantire che impatterà poco sull’ambiente. Sarà. Nel frattempo, le centrali al carbone nei Balcani fanno danni che paghiamo anche noi confinanti.
Dobbiamo lavorare ad un progetto serio che riduca la produzione mondiale
Non solo energie rinnovabili. Non solo raccolta differenziata e utilizzo intelligente delle plastiche. Non è sufficiente, è solo una parte del problema. Tra poco saremo otto miliardi di anime, in rapida crescita, alla faccia di chi ancora parla di calo demografico guardando all’orticello di casa sua.
Stiamo soffocando di prodotti, ma è così difficile da capire?
Cosa stiamo facendo? Che gara è questa? Che ce ne facciamo di miliardi di oggetti che ci costringono a tutti questi effetti collaterali e mettono in crisi una specie vivente intera?!
E non solo, perché sappiamo che, a caduta, tante specie animali e vegetali sono e saranno sempre più coinvolte grazie allo stravolgimento del clima.
Ora dobbiamo agire per tamponare i danni ormai verificatisi e cercare di arginare quelli che verranno, perché dopo di noi ci sono generazioni che non possono pagare la stupida boriosità di 150 anni di produzione smodata e insostenibile.
Non possiamo più spolpare il giardino nel quale dovremmo avere l’onore di vivere. Non possiamo più delegare, fidarci ed affidarci a persone che non hanno rispetto per la casa comune.
Meno produzione, meno rifiuti e maggiore energia pulita devono divenire un mantra tassativo e misurabile.
Friday for Future – 2o Meeting Europeo – Torino, 25-29 Luglio 2022
Negli spazi del Campus Einaudi di Torino, si tiene questo raduno di speranza, idee e proposte. Dibattiti, workshop, conferenze, per cercare di sensibilizzare, divulgare e perché no, mettere di fronte alle proprie responsabilità chi ancora si ostina a direzionare il mondo verso una catastrofe annunciata.
Si parlerà di giustizia climatica, pratiche di decolonizzazione, cooperazione internazionale tra i gruppi FFF, autodeterminazione dei popoli, relazioni con i media, orizzontalità e strategie di mobilitazione.
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